Arriverà la Kometa: è certo che arriverà. In questo clima di Natale, di preghiere e di strenne prossime alla consegna, non mancano i desideri e i sogni da realizzare. C’è chi li mette in prosa su un foglio, chi si limita a gettare giù un’idea, che ai più può apparire scarabocchio, ma nella sostanza è un piccolo grande progetto al quale dare vita.
C’è voglia di pedalare, e di investire nel ciclismo. C’è un Paese intero che ci sta pensando sempre più seriamente: l’Ungheria. Un emissario del Governo magiaro era presente anche alla presentazione del Giro d’Italia 2019 e con grande discrezione si è presentato al gran tavolo del ciclismo mondiale, osservando e stringendo mani, in cerca di alleanze.
L’Ungheria è già vicina ad un team piccolo che sta però sviluppando un progetto ambizioso e già dal prossimo anno le sue dimensioni saranno ben più visibili. Kometa, l’azienda leader nella lavorazione dei salumi derivati dalle carni di maiale, diretta da Giacomo Pedranzini, ha da sempre interessi in Ungheria, e con questo Paese ha un feeling collaudato e riconosciuto. Ambiziosa la famiglia Pedranzini, non meno lo è il governo magiaro pronto ad investire ancora di più in un progetto di sviluppo turistico commerciale.
Ecco che l’idea di affiancare ancora di più e meglio la formazione di Ivan Basso, uomo sceso di bicicletta e capace di intercettare eccellenze commerciali di prima grandezza (Kometa, Uvet, tra poco si conoscerà un nuovo partner, una vera eccellenza nel proprio settore, ndr), è ben più di un’ipotesi. Come molto concreta è la possibilità di avere una Grand Départ di un Grande Giro. Ed è proprio la nostra “corsa rosa” ad essere in pole-position. Sembrerebbe lei la prescelta per dare forma a questo progetto ambizioso e suggestivo che porterebbe nel 2020 la nostra corsa a partire nuovamente fuori dai confini: questa volta dall’Ungheria. La strada è tracciata, la meta è conosciuta: a questo punto è sufficiente seguire la Kometa.