Quando nel giorno di Sant’Ambrogio gli si riuniva attorno la famiglia per festeggiare il suo compleanno, per lui era un modo per dire che sì, al di là delle tre vittorie al Giro d’Italia e gli altrettanti successi al Fiandre, qualcosa di veramente importante l’aveva combinato nella propria vita. Fiorenzo Magni, che il 7 dicembre di quest’anno avrebbe soffiato su 98 candeline, vive oggi nel ricordo di chi ne sente “la mancanza ogni giorno”.
La scomparsa nell’ottobre del 2012 non ha allontanato “i ricordi, tutti meravigliosi, che conservo di lui”, spiega oggi il nipote Giulio Rodella, 35 anni. Che forse non si sarà messo a ruota del nonno sulla strada della bicicletta, ma ne conserva più di una passione. “In effetti, nonostante da piccolo avessi tutta l’attrezzatura di primissimo livello, non sono riuscito a diventare un campione come lui”, scherza. “Ma ho tanti ricordi legati al mondo del pedale, che ho condiviso con lui. Era bellissimo accompagnarlo a vedere il Giro, stare nella corsa a bordo della sua auto, sentirlo parlare di ciclismo e raccontare i suoi aneddoti. Gli ho fatto anche da autista, portandolo non solo alle tappe della Corsa Rosa, ma anche ai molteplici eventi e premiazioni a cui lo invitavano. È stato davvero un privilegio”.
Di nonno Fiorenzo, Giulio ha ereditato anche un’altra grande passione, quella per le automobili. “La prima l’ho guidata con lui a 13 anni, nel piazzale della sua concessionaria. E tuttora il mondo delle auto, un po’ come era stato per lui una volta sceso dalla bici, è il mio lavoro. Oltre che la mia passione. Al pari dell’Inter e dello sci”.
Se negli anni del dualismo cannibale di Coppi e Bartali era passato alla storia come Terzo uomo, Magni non era secondo a nessuno sotto altri aspetti. “Era un grande uomo”, continua Rodella. “Aveva un’intelligenza fuori dal comune e una visione della vita altrettanto straordinaria. I suoi insegnamenti fanno parte di me e spero un domani, quando avrò dei figli, di trasmetterli a loro”. La qualità chiama qualità e oggi, se Fiorenzo Magni fosse qui, non avrebbe dubbi nell’indicare il ciclista che più di ogni altro apprezzerebbe: “Vincenzo Nibali”, spiega il nipote, senza esitazione.