Con il coach personale di Peter Sagan, Patxi Vila, siamo andati alla scoperta dei traguardi che il fuoriclasse slovacco ha messo nel mirino per la prossima stagione. L’ex pro basco, ds della Bora Hansgrohe dal 2017, di cui il tre volte campione del mondo nella sua biografia My World parla un gran bene, abbiamo scoperto come lavora il campione più amato del ciclismo moderno.
Com'è lavorare con Peter? «Ascoltare le sue sensazioni è fondamentale. Il divertimento è importante. Si lavora sodo, ma lo scherzo e la battuta non mancano mai. Nel "Team Peter" siamo tutti consapevoli che siamo fortunatissimi a svolgere questo lavoro, quindi dobbiamo godercelo. Ai miei corridori dico sempre che questa professione va svolta con passione e al 100%, ogni giorno, ma alla fine si tratta solo di una gara di bici. Fondamentalmente è un gioco e va preso così. Peter è una persona speciale, un atleta unico, non è comune. Quando vai a una gara sotto il bus ci sono migliia di persone ad attenderlo, il che è bellissimo ma tutto fuorchè normale».
Quanti margini di crescita ha ancora? «È difficile da dire perchè come lui non c'è mai stato nessuno. Tutti gli atleti professionisti sono unici, sono eccezioni. Io ho frequentato l'università e ho studiato qualche libro, ma non ci sono delle regole valide per tutti. Di sicuro posso dire che non ha finito di crescere e stiamo lavorando in questa direzione. Quando uno è un talento “fuoriregola” è difficile trovare una strada per migliore ulteriormente perchè nessuno l'ha percorsa prima di lui, ma siamo qui apposta».
Se dovessi definirlo con tre parole? «Onesto, autentico, forte».
Un pregio? «È trasparente. Quello che vedete è quello che è».
Un difetto? «Non si rende conto di quanto è forte. A volte si arrabbia con gli altri durante le corse, ma non capisce che non tutto il mondo può fare quello che fa lui».
Per il 2019 che obiettivi vi siete posti? «Sanremo, Fiandre e Roubaix sono quelli a cinque stelle. La seconda parte sarà impostate sul Tour de France. Personalmente io sono felice quando aiuto un mio corridore a non commettere gli sbagli che ho fatto io in passato e raggiunge i suoi limiti. Mi sono emozionato quando Bodnar ha vinto la crono della Grande Boucle così come quando Peter ha vinto la Roubaix perchè so quanto lavoro c'è dietro quei traguardi. Nel 2018 abbiamo chiuso al terzo posto al mondo tra le squadre più vincenti dopo soli due anni dalla nostra nascita, con 33 vittorie, ma si può sempre migliorare».
La prossima maglia iridata sarà in palio nello Yorkshire. «Finchè Peter correrà tutti penseranno a lui per il titolo mondiale. Le vittorie degli anni scorsi lo hanno fatto diventare il campione che è oggi. Il Mondiale in Inghilterra è un'altra grande opportunità per lui, sicuramente lavoreremo per arrivarci al massimo della condizione».