Ha lo sguardo sereno, Vincenzo Nibali, appena scende dal podio del Lombardia: «Chiedo sempre il massimo a me stesso, ce la metto tutta ma oggi ad un certo punto le gambe hanno detto no. Avevo poche energie e ho finito anche l’acqua in una giornata veramente calda. Sul Muro di Sormano, quando ho chiuso su Roglic, l’obiettivo era rimanere lì, invece Pinot ha rilanciato e ho capito che era in grande giornata. Non sono superfelice, perché in fondo sono arrivato secondo, ma va bene così. L'ultimo scatto? Sapevo di avere un gruppetto alle spalle, ma quando li ho visti arrivare mi sono accorto che erano tutti brutti in faccia e allora ho allungato di nuovo. Dopo quello che è successo a luglio posso dire di essere contento di questa corsa, la settimana prossima farò il controllo definitivo alla schiena e spero che il responso sia quello che mi aspetto».
«Ci speravo, non lo nego, ma è stata una corsa molto tirata. Pinot è arrivato in condizione straordinaria, l'avevo battezzato insieme a Vaverde come l'uomo più temibile e così si è rivelato. Cercavo il riscatto in questa corsa, anche perché ho ricevuto critiche gratuite da chi magari non segue bene il ciclismo, ma la condizione non si trova d'incanto. Ricordo che alla Vuelta, che è stata la corsa più difficile che ho affrontato da professionista, ho sempre dovuto correre con la testa proprio perché partivo da zero. Il futuro? Sono un corridore della Bahrain Merida, il principe ha creduto moto in me, siamo una squadra molto forte ed è normale che io riceva delle offerte, anche interessanti, visto che nel 2019 sarò in scadenza di contratto. Ma non è è questo il momento per parlarne».
«Il prossimo anno? Dalle piccole anticipazioni che ho avuto da Mauro Vegni, il Giro mi sembra molto bello, mi piace la partenza con il San Luca, ma prima aspettiamo che siano presentati ufficialmente i percorsi delle grandi corse a tappe e poi decideremo il programma con la squadra. Anche se è chiaro che io per il Giro ho una predilezione particolare».