Come Fabio Aru è un cavaliere appena incoronato al Piemonte Tricolore, come lui viene dalla Sardegna. E in Sardegna supera la sua prima barriera, forse quella più difficile: dal buio in cui lo hanno catapultato una piccola scala e un incidente sul lavoro, alla luce ritrovata nella famiglia e nello sport, quando alla fine del 2006 gli viene consegnata dall’Inail la sua prima handbike (un giorno troveremo una traduzione che ci possa piacere per questa parola).
Giovanni Achenza supera anche la barriera del mare e dalla Sardegna sposta la base logistica per le sue gare (nel 2008) - poi anche la famiglia (nel 2011) - a Riccione. Ma questa barriera è stata la più facile da superare: le isole, anche quelle meravigliose come la Sardegna, sono esse stesse un invito a viaggiare. Riccione ringrazia: Giovanni l’ha eletta “la città in Italia in cui può muoversi meglio da solo”.
In realtà Giovanni, come Aru, porta con sè la Sardegna. I quattro mori sventolano sull’handbike e “Il Don”, Ercole Donato Spada, presidente del Team Equa asd in cui milita, è un altro cavaliere sardo.
La terza barriera Giovanni la supera nel 2013: è la barriera che separa due discipline sportive, il paraciclismo e il paratriathlon. Questo gli consente di aggiungere alla lunga scia di successi collezionati nel Paraciclismo, tra cui 7 titoli assoluti (dal 2009 al 2017, 5 crono e 2 in linea) ed un secondo posto in Europa nel 2013, anche una carriera prestigiosa nel Paratriathlon: dalle 5 maglie tricolore vinte consecutivamente a partire dal 2013, al magico anno 2016, col 4’ posto ai Mondiali in Olanda e lo splendido Bronzo olimpico di Rio.
Giovanni vuole proporre e diffondere proprio questo messaggio: ciclismo e triathlon possono aiutarsi e devono camminare, anzi pedalare insieme.
Chi, come lui, non trova posto alle Olimpiadi come ciclista, attraverso il Triathlon può avere un’opportunità in più. Chi come Giovanni Sasso cerca nuove motivazioni, e magari una classificazione più equa delle disabilità, può trovarle nel Paraciclismo.
E, se si esce dall’ambito paralimpico, c’è per esempio il caso noto dell’ex ciclista Massimo Cigana, gregario di Marco Pantani alla Mercatone Uno dal 2000 al 2003. Dopo una grave caduta in gara, passando al triathlon ha aperto una nuova stagione agonistica e vinto svariate gare internazionali e campionati italiani.
Dunque, le migrazioni tra discipline diverse possono allungare le carriere sportive e arricchire il palmares. A ben pensarci, portare avanti contemporaneamente due carriere parallele in due federazioni, ancorché cugine, questa sì, forse è davvero impresa da cavaliere sardo.
Mariagrazia Nicoletti