Esistono sempre più smart bike ossia biciclette con componenti hardware degni di un moderno smartphone, che possono gestire illuminazioni evolute, antifurti, computerini per le performance, sistemi di navigazione, multimedialità e chi più ne ha più ne metta. Cosa manca? Un sistema operativo standard, proprio come nei cellulari intelligenti.
Che cos’è un sistema operativo? È la giusta e necessaria base, il software che fa da fondamenta per tutte le applicazioni e utilità che si vogliono installare oltre che per governare tutte le parti hardware. C’è nei computer (Windows o Mac OS) così come in smartphone e tablet (Android, iOS, Windows, ecc…), lo troviamo a bordo delle auto sempre più connesse e perché mai non dovrebbe esserci anche per le biciclette? Il primo vero progetto risponde al nome di OpenBike ed è un «Ecosistema per bici connesse», come viene presentato dai due fondatori, Randall Jacobs e Kyle Manna.
Come suggerisce il nome stesso, OpenBike ha una filosofia aperta per permettere a tutti di accedere al codice sorgente e migliorarlo/ampliarlo grazie a una mentalità collaborativa. L’idea è la stessa degli smartphone, prendiamo ad esempio Android ossia il sistema operativo di Google. Abbastanza open, viene sfruttato da tutti i maggiori produttori come Samsung, LG, Huawei, Sony, HTC e compagnia bella, che si “limitano” a realizzare dispositivi con hardware, componenti, sensori, tasti e supporti che siano compatibili con l’OS stesso.
Allo stesso modo, i produttori di tech bike allestiranno biciclette con tutta l’elettronica, alimentazione e componentistica necessaria, poi non dovranno pensare anche all’OS perché ci sarà OpenBike. C’è però una sostanziale differenza: questo sistema include anche una batteria necessaria per il funzionamento, che dunque non deve nemmeno essere fornita dai produttori: può essere rimossa per la ricarica oppure sostituita.
OpenBike include all’interno delle proprie funzionalità un protocollo di comunicazione universale tra gadget di parti terze: ad esempio l’actioncam potrà comunicare con il rilevatore GPS e con il cardiofrequenzimetro così da ottenere video con su stampati i dati sulle performance fisiche e sugli spostamenti. Ci sarà anche una piattaforma on the cloud per poter salvare tutti i dati su server sulle nuvole.
Non si dimenticherà la sicurezza con tutte le illuminazioni necessarie per le indicazioni di svolta e per la segnalazione di frenata e della presenza in strada; verosimilmente si potrà anche contare su sistemi di emergenza in caso di caduta (rilevata dai sensori di movimento) per chiamate automatiche per soccorsi repentini. Gli orizzonti sono davvero ampissimi, siamo sulla soglia del futuro prossimo.
Diego Barbera