Partiamo per la grande avventura - la mitica Parigi Roubaix - e la prima domanda è: la mia bici soffrirà?
Amiamo tutti la nostra bici e pensare di farla battere e rimbalzare contro le pietre ci mette paura.
Per l’occasione, Girolibero assieme a Merida Bike Italia hanno pensato bene di concedere in uso le proprie biciclette cosicche i clienti, oltre a testare dal vivo un ottimo prodotto, non fossero terrorizzati dall’idea di pedalare con la propria amata bici su quei tratti decisamente impervi.
La Parigi Roubaix per amatori e cicloturisti si svolge il giorno precedente alla classica dei prof su tre percorsi di 170 ,140 e 70 km: la più lunga non parte dal Velodromo, come le altre due, ma dal primo tratto di pavè a Busigny e li ripropone tutti nel medesimo ordine che affronteranno i campioni; la seconda opzione invece parte dal velodromo con partenza alla francese, bellissima e senza stress, e scende fino a Denain da dove inizia la lotta, semplicemente nel pezzo più temibile la foresta di Aremberg.
Una fotocellula posta all'inizio ci fa capire che dovremo percorrerla tutta senza scendere nel sentiero a lato, le transenne non lo permettono: ognuno potrà poi a fine gara valutare il proprio tempo.
L’opzione più corta invece taglia la Foresta e altri dieci tratti per iniziare dal famoso tratto Moulin de Vertain e poi transitare sugli ultimi durissimi settori, tra i quali il “cinque stelle” Carrefour de l'Arbre.
Le nostre bici, oltre ad aver un telaio specifico con inclinazioni un pò maggiorate per dare maggiore elasticità e comfort, sono dotate di copertoni da 25 mm gonfiati a 7 atmosfere e di un doppio nastro manubrio per ridurre lo stress sulle mani.
Il gruppo di Girolibero ha deciso di afrontare il percorso medio di 140 km con 18 tratti di pavè.
Partiamo da Roubaix Velodrome alle 9 del mattino con nebbia e freddo ma sappiamo che alle 11 si alzerà il vento e arriverà anche il sole.
Il Ferri in testa a dettare l'andatura fino al km 30 dove facciamo la prima sosta al rifornimento, bagni e tea caldo non mancano, così come integratori e barrette.
Ferrigato consiglia a tutti di iniziare a mangiare: 18 tratti stancano chiunque ed è meglio affrontarli sempre con le giuste energie.
Dal primo rifornimento alla foresta di Arenberg ci sono 20 km, li facciamo d'un soffio ed eccola sua maestà: un rettilineo di 2 km con pietre da 20 per 25 cm sconnesse, talvolta con differenze in altezza anche di 10 cm tra una e l’altra. Le ruote, il telaio, la catena tutto un tremore, usciamo frastornati ma contenti di aver a nostro modo compiuto un'impresa.
Nessuno pensava che il pavè fosse così: «dalla televisione non si capisce» ripetono tutti.
Senza esitazioni e dopo aver scattato le foto di rito, il Ferri si rimette in testa, alla sua ruota il Toro di Treviso, Rino Doimo 69 anni con la forza di un ragazzino.
Uno dopo l'altro i settori di pavè si susseguono, destra, sinistra nel mezzo e poi sul ciglio per riposare ma è molto più facile forare... ed eccola la prima foratura: Andrea fa un pit stop da 3minuti, aiuta Damian - l'australiano tenace - e si riparte. Ecco il secondo rifornimento a seguire ci saranno altri 16 tratti di pavè, li affrontiamo con decisione e recuperiamo quando troviamo l'asfalto.
Mani sul manubrio in alto, polsi piegati e gambe che tirano verso l'alto, più tiri, più la bici rimane giù, più veloce vai, meno fatica fai... facile, dice il Ferri.
Champin en Pevèle e Carrefour de l'Arbre fanno male, le braccia tremano, si spaccano i muscoli, le mani rimangono bloccate ma dopo questi ci saranno solo due tratti facili.
10 km all'arrivo e sentiamo già il profumo del velodromo, ecco l'ultimo km, curva a destra ed entriamo, un giro ed è volata, su le braccia: abbiamo vinto.
Ci viene consegnata la medaglia di partecipazione, ci sdraiamo sul campo come Cancellara nel 2013 e ci gustiamo la sensazione di aver portato a termine un'impresa.
E' difficile e durissima ma bella da innamorarsi, tanto da voler tornare a rifarla quanto prima, la Parigi-Roubaix.
Birra e panino, una telefonata a casa per avvisare con gli occhi lucidi che tutto è andato bene.
L'inferno del nord diventa un paradiso!
Grazie a Girolibero a Merida e al Ferri!