Debora Silvestri ormai alla sfortuna ci ha fatto l’abitudine, anzi potremmo dire senza problemi che per qualche anno ci ha fatto addirittura l’abbonamento pieno. Tra cadute e squadre che chiudono l’atleta ventiseienne del team Laboral non era mai riuscita ad esprimersi completamente o quanto meno ad avere una preparazione adeguata per affrontare al meglio la stagione. Il 2024 però è andato finalmente in un’altra direzione, non che gli intoppi non ci siano stati, ma dopo molto tempo Debora ha potuto gareggiare nella massima categoria ed esprimere la sua idea di ciclismo. Parlare con lei è sempre qualcosa di speciale, è come addentrarsi in un mondo in cui tutto viene analizzato nei minimi dettagli, ma perdersi d’animo non è consentito. Ci muniamo di bagagli ricchi di spirito e di positività ed iniziamo il viaggio nel suo ciclismo.
«Sono piuttosto soddisfatta della mia stagione, soprattutto per il tipo di gare a cui ho preso parte. Ho potuto affrontare per la prima volta un calendario di alto livello, sono stata al via dei tre grandi giri, non mi era mai successo prima. C’è un po’ di amarezza per la caduta alla Vuelta e i problemi fisici del Tour, ma vista la sfortuna degli anni scorsi siamo in miglioramento. Era da tempo che non mi sentivo così bene, senza intoppi, finalmente sono me stessa» spiega Debora fermandosi su quel “finalmente” come se fosse una vera liberazione. Dopo tutto le passate stagioni non sono state per niente a suo favore, dopo un 2021 spumeggiante ricco di risultati la sfortuna è arrivata a bussare alla sua porta un po’ troppo spesso. Nel giugno 2022 un incidente in allenamento l’aveva messa totalmente fuori gioco e l’anno successivo quella che doveva essere la grande avventura con la spagnola Zaaf si era chiusa con la cessione dell’attività da parte della squadra e una stagione praticamente da buttare. In casa Laboral Debora non solo ha ritrovato il sorriso ma finalmente anche i primi risultati che le danno la spinta giusta per proseguire. «Non è stato facile rimettermi in pista, ho lavorato tanto per salire di livello e sono contenta di aver iniziato a raccogliere qualcosa. Al Tour de l’’Ardeche ho sfiorato il podio finale, anche in quel caso, neanche a farlo apposta, colpa di una caduta, ma poi finalmente in Spagna alla Pioniera Race è arrivata la vittoria».
Ciò che colpisce a primo impatto di Debora è la sua incredibile positività, la capacità di vedere le cose dalla parte giusta, la forza di rialzarsi sempre e comunque. C’è chi dopo tanta sfortuna e tante cadute avrebbe lasciato stare, ma lei ha voluto riprovarci ancora e ancora con la consapevolezza di rimanere arricchita da quegli intoppi e di aver imparato.
«Di carattere sono una persona positiva, fa parte della mia natura e credo che questo mi abbia molto aiutato. Per me è stata sempre una cosa normale, poi da fine dell’anno scorso ho iniziato a lavorare con un mental coach che mi ha fatto capire come sfruttare tutto questo che è un punto di forza. Non mi è mai piaciuto perdermi d’animo, ho sempre preferito vedere ogni sconfitta come un punto di partenza, qualcosa da cui imparare. L’avventura della Zaaf ad inizio 2023 era una grande opportunità, purtroppo non è andata bene, ma in compenso ho trovato un’altra squadra che mi ha accolto a braccia aperte. Ho deciso anche di ritornare con Fabio, il preparatore che avevo due anni fa, non abbiamo modificato nulla, semplicemente abbiamo ripreso da dove avevamo interrotto, nonostante i mille intoppi la Debora determinata non se ne è mai andata. » ci dice spiegandoci come nell’ultimo anno siano cambiate alcune cose che le abbiano fatto ritrovare la serenità. Sicuramente il ritorno con il preparatore storico che già la seguiva negli anni della Fassa Bortolo è stata la scelta vincente e a questo si è aggiunta la decisione di lavorare con un mental coach per conoscersi e capirsi in meglio, un aiuto per provare a dare il massimo dentro e fuori la gara.
Nel cambiamento e nella crescita di Debora sicuramente ha avuto un ruolo chiave il Team Laboral, la squadra che l’ha letteralmente accolta a metà 2023 quando ha rischiato di trovarsi a piedi. In seno alla formazione basca non solo è cresciuta, ma ha trovato un ambiente che è come una famiglia che le ha permesso di dare il massimo «La Laboral è un ambiente lavorativo, ma anche molto famigliare, spagnoli ed italiani hanno molte cose in comune e questo rende tutto più semplice. Negli ultimi anni il team ha avuto una crescita incredibile, gli sponsor hanno fortemente creduto nel progetto permettendoci di fare gare in tutto il mondo – spiega Debora – nel 2024 ho avuto la possibilità di correre le classiche del nord, è stata un’esperienza pazzesca e veramente stimolante, ma soprattutto sono tornata al Giro dove mancavo da diversi anni. In squadra non c’è una vera capitana, ognuno ha la possibilità di mettersi alla prova e di dimostrare quanto vale e infatti alla corsa rosa mi è stata data la possibilità di dimostrare le mie carte, di mettermi alla prova, ma soprattutto di crescere».
Dal 2025 il team Laboral si arricchirà di altre due atlete italiane: a Laura Tomasi, Cristina Tonetti e Debora Silvestri si aggiungeranno Arianna Fidanza e Alice Maria Arzuffi che contribuiranno a dare qualità ad un progetto in continua ascesa. «L’obiettivo della squadra è diventare World Tour nel 2026, è un progetto ambizioso, ma credo che sia nella loro portata. Ora le italiane saranno lo stesso numero delle atlete basche, credo che sia un dato che fa molto riflettere».
Per capire l’incredibile forza di Debora Silvestri è però necessario fare un passo indietro guardare chi la circonda. Basta un’occhiata per vedere la forza della sua famiglia capitanata da mamma Patrizia e papà Stefano, i suoi tifosi numeri uno che cercano di non perdersi nemmeno una gara della figlia. Noi li abbiamo conosciuti per caso, sulle strade di una corsa open italiana e subito abbiamo intuito la passione viscerale per lo sport.
«La mia famiglia è fondamentale, tutti mi hanno sempre sostenuto, supportato e sopportato. Per me hanno sempre avuto dei consigli, ma al contempo mi hanno dato la possibilità di essere chi volevo, di gestirmi, credo di aver ereditato proprio da loro il modo di vedere sempre il lato positivo delle cose. Sono dei tifosi accaniti che cercano di esserci sempre, l’anno scorso mi hanno fatto una sorpresa al Tour dell’Ardeche mentre quest’anno sono saliti fino a Liegi. Alle corse italiane per loro è vietato mancare, nel periodo del Giro mio padre si prende addirittura le ferie a prescindere pur di essere sicuro di esserci. Ora c’è anche mia sorella Martina che corre, ha 5 ani in meno di me ma sta crescendo bene, sarebbe belo un giorno poter correre insieme».
Dopo un 2024 del riscatto Debora è pronta ad affrontare una nuova stagione in cui dimostrare soprattutto a se stessa di essere pronta per fare il definitivo salto di qualità. «L’obiettivo è quello di trovare finalmente la mia dimensione, ma soprattutto di avere il coraggio di provarci di più, di buttarmi una volta per tutte. Vorrei provare a ripropormi per le gare a tappe, dimostrare che ho una nuova tenuta, ma anche per le corse di un giorno sulle Ardenne che ben si addicono alle mie caratteristiche e poi ci sono sempre le Strade Bianche che sono la mia corsa preferita. Se dovessi pormi un obiettivo non avrei dubbi: l’essere non solo determinata, ma non avere più paura di nulla.»