Chris Froome è uno dei personaggi più indecifrabili e affascinanti dei nostri anni. Quattro Tour de France, un Giro d’Italia e una Vuelta di Spagna: vittorie, attacchi epici, scene memorabili e un’autentica rivoluzione che lo ha proiettato nell’olimpo del ciclismo moderno. A quelli che lo accusavano di essere un robot, ha replicato con l’attacco in discesa – al cardiopalma – sul Col de Peyresourde e con la romantica fuga da lontano sul Colle delle Finestre. A quelli che rimproveravano la sua imperfezione in bicicletta, ha risposto ribaltando i canoni classici dell’atleta vincente, dimostrando che il talento ha sfaccettature che la ragione non conosce.
Chris Froome entra a far parte della squadra degli atleti Sidi nel 2012, l’anno del suo arrivo in solitaria a La Planche des Belles Filles, ovvero un momento chiave della sua vita, in cui scopre il suo talento per le corse a tappe e – probabilmente – un amore incondizionato per il Tour de France, la corsa che inseguirà per tutti gli anni a venire con una meticolosità quasi maniacale. Il bozzolo che diventa farfalla. Infatti è proprio lui, solo un anno dopo, che dichiara aperto il dominio Sky sulla competizione francese: con una condizione strabiliante e nove successi nei mesi precedenti, arriva sul gradino più alto del podio a Parigi, battendo Alberto Contador in una vittoria storica sul Mont Ventoux, con un’altissima frequenza di pedalata.
Uno stile che ben presto diventerà l’inconfondibile firma di ogni sua vittoria. L’inizio di una nuova era che non esclude, però, la mano impietosa della sfortuna che lo fa cadere l’anno dopo, mentre insegue il suo secondo successo in Francia, durante l’attesa tappa del pavè. Froomey torna alla carica nel 2015, conquistando la maglia gialla nella frazione di Huy e decretando uno strapotere che lo porterà vittorioso fino agli Champs Élysées per quell’estate e per quella successiva. Diventa il campione dei numeri e dei calcoli ma Chris smentisce il ruolo che gli è stato cucito addosso quando diventa il primo atleta della storia a vincere consecutivamente Tour de France, Vuelta e Giro d’Italia, tra il 2017 e il 2018.
La Tripla Corona: il sogno romantico di ogni ciclista che lui conquista in un modo completamente fuori dagli schemi. Nel ciclismo c’è una cosa che fa impazzire i tifosi ed è il miracolo: l’ultima immensa impresa di Chris è stata attaccare a ottanta chilometri dal traguardo della diciannovesima tappa del Giro, quando serviva qualcosa di veramente unico per ribaltare la classifica, prendersi la maglia rosa e tenerla fino a Roma: una fuga in solitaria, alla maniera antica, immerso nello sfondo quasi lunare degli sterrati del colle piemontese. Un luogo surreale per un’azione che resterà nella storia e che gli ha regalato anche il merito di saper sorprendere gli avversari e forse anche sé stesso.
E’ stato un viaggio intenso quello di Froome, teso alla ricerca del ciclista che poteva diventare ed è diventato. Si appresta a ritornare alle competizioni sabato prossimo, all’UAE Tour, dopo un 2019 che si può definire un anno nero per lui, trascorso tra ospedali e riabilitazioni a causa dell’incidente avvenuto prima del Critérium du Dauphiné.
Per otto anni Sidi ha messo le ali ai piedi di questo grande campione, accompagnandolo sulle strade del mito: adesso è tempo di ritornare a volare insieme.