Sferragliano le meningi, stantuffano le leve. È quanto succede nei laboratori di Zehus Bike +, una società giovanissima, nata nel 2013, da una costola del Politecnico di Milano, grazie all’intuizione del professor Sergio Savaresi – alla guida della sezione Sistemi di controllo del Dipartimento di elettronica e sistemi di controllo del Dipartimento di elettronica e informazione – e un gruppo di ragazzi visionari di ingegneria meccanica, che sognavano di creare la bicicletta 2.0, capace di aiutare la pedalata ma senza stravolgerla.
La presentazione delle creazioni Zehus è avvenuta sabato scorso nelle suggestive cantine di un eccellenza italiana, quelle di Cà del Bosco in Franciacorta. Tra filari di vite e l’armonia di un’azienda che ha fatto dell’agricoltura un’arte e ha consentito che parte dell’arte presente a Cà del Bosco si sposasse alla perfezione con la natura, Savaresi ha illustrato il sogno di Zehus, mostrando il rivoluzionario sistema di “mozzo-motore” delle bici ZeHus. Obiettivo? Quello di creare la “Prius ibrida” delle biciclette, l'anello di congiunzione tra la bici elettrica e lo scooter elettrico, attraverso un motore piccolo e leggero, capace di innovare in un mercato in grandissima espansione (un milione di pezzi in Europa, prezzo medio 2.000 €, solo la Germania vanta 500 mila eBike), quello delle biciclette elettriche a pedalata assistita.
E solo ad un pubblico distratto questa può apparire una novità come tante altre. Nella sostanza è qualcosa di unico ed estremamente rivoluzionario. Un mozzo motore che si ricarica con la pedalata, proprio come avviene con le auto con motore ibrido.
«È un mozzo che si può adattare a moltissimi tipi di bicicletta e che aiuta a pedalare, facendo risparmiare al ciclista fino al 40% di ossigeno – spiega Savaresi -. Con questo particolare mozzo, che pesa 3 kg, non è necessario ricaricare le batterie, grazie ad un sistema di gestione energetica brevettato in grado di aumentare l’efficienza del corpo umano. Con una bicicletta equipaggiata con “Zehus Bike + all in one” si utilizza esattamente una bicicletta come una bici tradizionale; si accende automaticamente; si spegne automaticamente. Tutti i componenti sono integrati in un mozzo posteriore leggero e compatto. Tutto questo nasce dalla nostra esperienza internazionale riconosciuta nell’ingegnerizzazione e progettazione di sistemi di controllo per sviluppare la bicicletta elettrica più leggera e compatta di sempre».
Questo tipo di mozzo integra al suo interno, motore, batterie e una moltitudine di sensori (velocità, pedalata, pendenza) e consente anche un collegamento di connessione con il proprio smartphone che diventa per l’occasione a tutti gli effetti un cruscotto digitale capace di trasferirci informazioni lungo il percorso che si sta percorrendo.
Da piccola start up di ingegneria elettronica partita con una tecnologia embrionale, Zehus oggi conta circa 15 dipendenti. CEO dell’azienda è l’ing Marcello Segato, estremamente orgoglioso della storia e della crescita di questo piccolo miracolo italiano di innovazione. «Al momento il nostro “mozzo intelligente” l’abbiamo venduto a 80 costruttori di biciclette, ma tante cose abbiamo in cantiere – spiega con giustificata soddisfazione -. Entro l’anno lanceremo anche lo “scooter + all in one”, una sorta di monopattino elettrico che servirà per migliorare la mobilità dell’ultimo miglio. Il prossimo anno invece saremo pronti con “wheelchair +”, per migliorare la mobilità dei disabili. E sempre il prossimo anno lanceremo il “Bike + sport hub”, per chi ama fare anche del fuoristrada. In parallelo stiamo sviluppando anche il “Chain +”, bici senza catena, che consentirà di pedalare sullo Stelvio come se fossimo in città e pedalare in città come se fossimo sullo Stelvio».
Sferragliano le meningi, stantuffano le leve in casa Zehus. Quando una prosa futurista lascia spazio al futuro.