Il mese di marzo è alle porte e si comincia a sentire profuno di primavera, almeno per quel che riguarda il ciclismo. E la primavera, come preambolo alle grandi classiche, porta con sé l'appuntameto con le prime gare a tappe di rilievo, a cominciare dalla Parigi-Nizza. L'arrivo dell'ultima tappa sulla Promenade des Anglais il 10 marzo prossimo sarà una sorta di biglietto d'invito al Tour de France di luglio, quando i corridori faranno per la prima volta il loro sprint finale lontano da Parigi, in Place Masséna a Nizza. Uno scavo negli archivi della "Corsa al sole" ci svela che questo appuntamento ha qualcos'altro in comune con la Grande Boucle 2024, che segna la storica partenza della corsa dall'Italia: la 17a edizione della Parigi-Nizza, infatti, ha portato il gruppo da Parigi... a Roma passando per Nizza e Firenze. All'inizio della stagione 1959, la "Corsa delle due capitali" vide il duello abortito tra Jacques Anquetil e Roger Rivière, l'emergere di una nuova generazione con due vincitori (sì, due!) Jean Graczyk e Gérard Saint, e diverse incredibili occasioni mancate, come la frustrante battuta d'arresto di Gastone Nencini proprio in casa, nel capoluogo toscano. In quattro puntate vi racconteremo un'avventura franco-italiana movimentata e assolutamente unica, caratterizzata dal profumo dell'impresa e della sfida inedita.
PUNTATA 1: LA CORSA DELLE DUE CAPITALI
Jean Leulliot è stato uno degli organizzatori più innovativi degli anni '50. Nel 1951 rilanciò la Course au soleil con il nome di Parigi-Costa Azzurra e nel 1955 organizzò il primo Tour de France femminile. La concorrenza con L'Equipe, organizzatore del Tour de France, gli ha forzato la mano in modo creativo, in particolare quando si trattava di eventi internazionali. Nel 1956, l'unico gemellaggio di Parigi con Roma sotto lo slogan "Solo Parigi è degna di Roma; solo Roma è degna di Parigi", ha fatto nascere l'idea di una corsa Parigi-Nizza... allungata. E i romani non erano contrari all'idea di unire le forze per l'edizione del 1959, dato che erano nel bel mezzo dei preparativi per i Giochi Olimpici del 1960.
L'operazione è stata messa a punto con l'aiuto del quotidiano L'Aurore, che ha sponsorizzato la corsa sul versante francese, mentre il Corriere dello Sport – rivale della Gazzetta dello Sport organizzatrice del Giro – si è occupato del versante italiano. I piani di Leulliot si sono scontrati con il regolamento dell'UCI che vietava modifiche al formato delle gare esistenti: il geniale organizzatore ha aggirato questo problema dividendo il percorso in due gare, Parigi-Nizza e Mentone-Roma, con la seconda aperta solo su invito ai partecipanti alla prima. Per questa edizione unica, i corridori si sono riuniti in Place de l'Hôtel de Ville a Parigi, sotto gli occhi del Presidente del Consiglio Comunale Jean-Louis Vigier, del Primo Vicesindaco di Roma Agostini e dell'eroe della Coppa del Mondo di calcio del 1958, il capocannoniere francese Just Fontaine.
Il duello Anquetil-Rivière, lo shock dell'anno
Jacques Anquetil aveva vinto il suo primo Tour de France nel 1957, si era affermato come un corridore eccezionale, svettando sulla concorrenza nel Grand Prix des Nations e battendo il record dell'ora nell'estate del 1956. Ma Roger Rivière riuscì a superare Anquetil proprio nel record dell'ora (47,346 km contro 46,159 km), guadagnandosi il premio di "campione dei campioni di Francia" de L'Equipe per il 1957. Dopo che una serie di cadute e la sua chiamata alle armi nel Bataillon de Joinville gli hanno impedito di lasciare il segno per due stagioni, il corridore di Saint-Étienne era atteso come l'astro nascente del ciclismo francese, in grado di rivaleggiare e persino battere Anquetil al Tour. In realtà i due si erano affrontati raramente fino a quel momento, quindi all'inizio della stagione 1959 i riflettori erano puntati su di loro con un'attesa fremente da parte degli appassionati. Nella Helyett-Leroux, il corridore della Normandia aveva al suo fianco Darrigade, Forestier, Stablinsky e Graczyk, mentre il team Saint-Raphaël-Géminiani schierava al fianco di Rivière proprio il vecchio Gem, il giovane Saint e Everaert.
Nella prima tappa, poco prima dell'arrivo a Giens, Rivière è evaso dal gruppo per raggiungere il plotoncino di testa in prossimità del traguardo, conquistando il terzo posto e superando di poco gli altri favoriti: «Quei 14 secondi sono più importanti di quanto sembri. Questi signori, i miei grandi rivali, dovranno venire a prendermeli», riportava L'Equipe il giorno dopo.
Vito Favero si fa strada in testa
Cinque le squadre italiane che hanno preso parte a questa edizione unica, con la più importante – la Carpano – guidata da Nino Defilippis e Gastone Nencini. Ma in ogni gara che si rispetti, in linea o a tappe che sia, c'è sempre una freccia italiana tra i protagonisti. A Moulins fu Vito Favero, la grande sorpresa del Tour del 1958 in cui giunse secondo, a spuntarla in una volata molto particolare. Nonostante l'irlandese Seamus Elliott sia finito sulle transenne, non è stata presentata alcuna protesta e l'italiano ha conquistato così il successo ed il suo primo mazzo di fiori.
Favero ha vinto una seconda volata al traguardo della quinta tappa a Manosque, questa volta senza polemiche. A Uzès (4ª tappa) arriva invece al traguardo una fuga italianissima: Armando Pellegrini si impone in una volata in salita nel centro della città, mentre Pierino Baffi conquista la maglia bianca di leader... anche se solo per un giorno.
Un secondo meglio per Maître Jacques
Lungo la strada verso Nizza, Roger Rivière ha provato a mostrare la sua forza un paio di volte. Nella sua città natale di Saint-Etienne, ad esempio, ha lasciato per qualche chilometro tutti nella polvere attaccando sul Col de la République all'inizio della tappa, solo per il gusto di farlo. Ma nessun attacco decisivo aveva ancora fatto la differenza quando i due più grandi corridori del mondo si sono schierati al via della cronometro da Uzès a Vergèze. Anquetil, pur sapendo di non avere ancora una grande forma fisica visto che si era all'inizio della stagione, era consapevole dell'importanza di quella tappa e riuscì ad imporsi sul rivale al termine di una corsa di 27 chilometri, ma staccò Rivière di un solo secondo.
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