Caro Direttore,
sono tra quelli, una minoranza tipo Fort Apache, che al tubo catodico (definizione arcaica , ma emblematica) preferiscono una buona lettura.
Su questa opinabile qualifica lascio ampia libertà: ritengo oltremodo soggettiva la definizione in questione. Un classico della letteratura può valere un romanzo storico, un thriller ad alta tensione giocarsela alla pari con un giallo sociologico o criminoso .
Storia a se’ il filone autobiografico, in grado di spaziare dall’autocelebrativo e grandioso, al desolante e patetico. Ancora più ad alto rischio è quel libro con il quale un Campione Sportivo, per vari e diversi motivi tirati ormai i remi in barca, si racconta. Meglio sarebbe a dire... si scrive, non fosse che lo scriversi sia una delle condotte più alienanti che possa immaginarsi. Comunque se un Campione “si scrive” cerca almeno di farlo nel modo migliore, vale a dire affinchè tutto, o quasi, sia .....issimo, formidabile ed eccezionale, farcito di superlativi come esigono i cosiddetti tempi moderni. Quando poi si tratta di chi ha fatto la Storia di una disciplina Sportiva la narrazione travalica sovente nel mitico, quando non addirittura nel leggendario.
Gianni Bugno, che nel Ciclismo qualche traccia l’ha pur lasciata, si è de-scritto com’era, com’è rimasto, e ne ho la certezza come sarà. Sempre se stesso, sempre lui, il Gianni, uomo modesto ed equilibrato, di una pacatezza ai confini estremi dell’agonismo professionistico, vincente ma volutamente non vittorioso, tanto meno trionfante.
Corridore per due volte consecutive Campione del Mondo nella prova su strada, il Giro e Classiche Monumento in bacheca, Fuori-Classe per titoli e meriti, eppure sempre quel ragazzo e poi uomo perbene che al clamore e allo squillo di trombe ha anteposto, che è più di “preferito“, la semplicità e la normalità.
Ho avuto l’onore di conoscerlo, e il privilegio di divenirne amico. Non potevo negarmi la lettura del suo “PER NON CADERE”, 180 pagine di Gianni. Del solito, inarrivabile ed inimitabile Gianni.
Solo chi si chiama Gianni Bugno, e una volta si dice fosse un Ciclista Professionista di quelli bravi, poteva scriversi “... Non ero forte in salita, non ero forte in volata, non ero forte neppure a cronometro. Mi arrangiavo un po’ dappertutto. Di certo non ero capace ad andare in bici. Cercavo solo di fare quello che fanno tutti: restare il più possibile in equilibrio per non cadere...”.
Non è paradossale, ne’ fuori dalle logiche o dalle convenzioni: è solo GIANNI BUGNO. Chapeau.
Con amicizia
Fiorenzo Alessi