Claudio Chiappucci, il popolare 'diablo' di una indimenticata stagione del ciclismo, è stato il testimonial regale dell' evento 'Sport e turismo: un volano per l'economia ', che si è svolto a Capri, al Grand Hotel Quisisana.
Chiappucci, irredento protagonista dei Tour de France al tempo di Greg Lemond e Miguel Indurain, secondo nel '90 e nel '92, terzo nel '91, ha infatti percorso in sella alla sua 'specialissima' da corsa, niente a che vedere con i rampichini o le bici assistite o le MTB off-road, la ammaliante strada da Marina Piccola alla Piazzetta, in una sorta di vernissage (protetto dal traffico) della bicicletta sulle vie arcigne e tortuose, tornantini su tornantini, incastonate fra i giardini di Capri.
E' partito, Chiappucci, in favore di silenzio, alle 9,30, quando i nottambuli della movida sono al primo sonno ed è giusto il tempo del 'c(hia)ppuccino' e del cornetto per i fortunati che conoscono il profumo del mattino. Ed ha tracciato nella souplesse sui pedali - quel 'en danseuse' che avrebbe lui insegnato a Marco Pantani - una emblematica rotta per gli appassionati della bici: a conquistare, dopo il mondo intero, anche l' isola più ardua e intesa ostile, per orografia e vocazione sociale, nei riguardi della ciclosofia.
Lo ha fatto, seguito in ammiraglia da un grande appassionato del ciclismo come Gianfranco Coppola, , emozionante, in maglia gialla, non solo in onore del Tour de France che altrove si sta correndo, ma per portare qui a Capri quella insegna gloriosa del primato che proprio in questi giorni - il 12 luglio 1990, per precisione - avrebbe per la prima volta indossato al Tour. Altri tempi, altre strade, si era a Villard de Lans, la tappa la vinceva Eric Breukink, ma lo stesso batticuore.
E siamo grati, noi del Sud che il ciclismo ha colpevolmente dismesso, a Chiappucci per l' omaggio di questa insegna magica, altro che scudetto del calcio, la maglia gialla, che dai Pirenei è approdata - come una icona di ciclismo immortale, in sintonia con Fausto Coppi che in Campania fu di casa - pure a Capri. In uno spot sublime di quello sport umile e sovrano, che divide con l' avversario il desco della fatica, dall'Alpe d'Huez ai Faraglioni.