Durante la recente visita dell'Equipe Arkéa Samsic nel quartier generale di Bianchi abbiamo avuto modo di conoscere un lato inedito di Nacer Bouhanni. Il 32enne di Épinal in gruppo è conosciuto come l'ex pugile, criticato a volte perchè un po' troppo irruento durante gli sprint, ma abbiamo scoperto che dietro alla maschera da “duro” in realtà c'è un bambino cresciuto nel mito del Pirata, che in sella ad una bici Bianchi come quella del suo idolo insegue i traguardi che sognava... con i capelli rasati a zero.
Il tuo 2022 agonistico è durato poco a causa della caduta nella seconda tappa del Tour of Turkey.
«Avevo inziato bene la stagione, ma l'11 aprile ho rimediato la frattura della prima vertebra cervicale dopo una scivolata che è stata causata da uno spettatore. È stato un colpo duro da assimilare, ma ho lavorato tanto per tornare al mio livello e sono sicuro che nel 2023 riuscirò nuovamente a dire la mia».
Il ciclismo colpisce più duro della box?
«Beh, è la vita che a volte riserva un manrovescio inaspettato. Lo sport in generale ci insegna a tener duro, a rialzarci, a trovare le risorse per ripartire, imparare eventuali lezioni e diventare più forti. La riabilitazione è stata lunga e non è ancora terminata, per la fine di dicembre dovrei aver completato tutti i trattamenti per tornare al cento per cento. Conto di poter rientrare alle gare per fine gennaio o inizio febbraio».
Come ricarichi le energie durante l'off season?
«Con la mia famiglia e in particolare il mio bambino che mi dà la forza per dare il massimo nel mio lavoro e nella vita di tutti i giorni. La bicicletta per me è evasione e libertà, mi permette di viaggiare, scoprire il mondo e accumulare tante esperienze. Quando non pedalo amo tirare di box, guardare film e giocare con mio figlio».
Come mai ti si sono illuminati gli occhi quando hai visto esposta la bici di Marco Pantani?
«Perchè da sempre è il mio idolo, l'unico che io abbia mai avuto. Quando iniziai a correre a 6-7 anni avevo la sua stessa sella e un giorno, per imitarlo, di nascosto presi la macchinetta e mi rasai i capelli a zero. Dovevate vedere la faccia di mamma Anifa e papà Karim quando mi scoprirono (ride imitandone la reazione allibita, ndr). Ero affascinato dal personaggio, “Voglio diventare come Pantani” continuavo a ripetere con in testa l'immancabile bandana della Mercatone Uno. All'epoca non avevo idea di quali caratteristiche avrei sviluppato da grande, il Pirata mi piaceva per la sua personalità».
In sella ad una bici Bianchi lui vinse moltissimo, tu a cosa punti nel 2023?
«Primeggiare al Tour de France è il sogno della mia carriera. Dopo 3 vittorie di tappa al Giro d'Italia e altrettante alla Vuelta di Spagna, sogno di impormi in una frazione alla Grande Boucle. So che è un traguardo ambizioso, ma una volta tornato totalmente in salute e in sella alla bici di Marco Pantani penso proprio di poterlo raggiungere».
Photo Credits: Team Arkéa-Samsic / A. Lipke