Da quindici anni i ragazzi diabetici di tutto il mondo che vogliono correre in bicicletta a livello agonistico hanno la possibilità di farlo in una squadra tutta per loro. Era il 2007 quando prendeva ufficialmente vita il team Type 1, creato dall'americano Phil Southerland, facoltoso statunitense a cui fu diagnosticato il diabete insulinodipendente quando era ancora neonato. Southerland, che ha fatto della sensibilizzazione verso questa patologia e del sostegno ai giovani che ne sono affetti una ragione di vita, nei primi anni di attività della società lavorò alacremente per farla crescere: in ammiraglia arrivarono diversi direttori sportivi tra cui Vassili Davidenko e Massimo Podenzana, e nel 2011 con la preziosa sponsorizzazione di Sanofi Aventis ci fu l'upgrade da Continental a Professional. Fino a un ultimo decisivo cambio di nome...
Avrete capito che vi abbiamo appena condensato la storia del team Novo Nordisk, che acquisì questa denominazione nel 2013 con l'ingresso nella compagine del colosso danese, produttore di circa metà dell'insulina mondiale. Quell'anno la struttura, pur rimanendo all'interno della seconda categoria del ciclismo internazionale nella quale corre tuttora, assunse una conformazione più articolata: nacque il Development Team e furono istituiti i Talent Identification Cycling Camp, provini annuali di una settimana da cui selezionare nuovi ragazzi per il vivaio.
In questo 2022, che per la ex Type 1 e Sanofi Aventis segnerà il decimo anniversario della "era Novo Nordisk", in cui Southerland è sempre alle redini, Davidenko e Podenzana sono affiancati dal russo Gennadij Michajlov e a fornire le biciclette è per la prima volta Argon 18 (tubeless, sistema integrato, tubo sterzo particolarmente basso, misuratore di potenza Shimano grazie a contratto diretto di sponsorizzazone), il Talent Identification Cycling Camp si tiene in Italia, nei paesaggi toscani della provincia di Livorno. Ed è proprio dal resort Poggio all'Agnello di Populonia che vi giungono le righe che state leggendo: qui, dove 25 aspiranti corridori diabetici sperano di essere scelti domenica per far parte del Development Team, abbiamo avuto l'opportunità di conoscere più da vicino la realtà del team Novo Nordisk.
La "prima squadra" conta attualmente 18 atleti di cui tre italiani: il 33enne Andrea Peron di Camposanpiero (PD), il classe '96 veronese Umberto Poli e il ventenne Filippo Ridolfo da Buja (mica male come densità di ciclisti la cittadina friulana) promosso quest'anno dal Development Team. Oltre a loro, tra gli altri, il due volte campione ungherese Péter Kusztor, il campione finlandese Joonas Henttala, l'esperto catalano David Lozano e il giovane ceco Matyas Kopecky, fino al 31enne Sam Brand, dall'Isola di Man, uno dei punti di riferimento del roster. L'organico della formazione Continental si compone invece di 10 atleti, tra i quali il 19enne Jacopo Colladon, proveniente dai castelli romani.
Dato il bacino da cui attingere, decine di volte più ristretto rispetto alle altre società di livello internazionale per ovvi motivi, la Novo Nordisk a livello di piazzamenti non raccoglie grossi risultati: nella stagione in corso il top è rappresentato da un paio di podi di Peron al Tour of Hellas, in assoluto risaliamo al già citato titolo nazionale di Henttala e ai successi di tappa di Lozano (Rwanda 2017) e Scott Ambrose (Filippine 2015) e l'ultimo posto nel ranking UCI tra le Professional parla chiaro. Non è però retorica affermare che, date le sue particolari condizioni e la sua mission, i veri risultati siano altri...
«Prima di incontrare Phil non sapevo quasi cosa fosse il diabete - confessa Vassili Davidenko - poi ho sposato la sua causa e in tanti anni da direttore sportivo ho capito cosa voglia dire fare attività ciclistica professionistica e andare in fuga in gare importanti riuscendo a tenere continuamente sotto controllo la glicemia. Non è facile chiaramente trovare nuove leve, per questo organizziamo i TICC. Ringraziamo Argon 18 per le bici competitive e confortevoli di cui ci ha dotato. Le strumentazioni odierne peraltro sono utilissime anche a chi non è diabetico: se gli zuccheri scendono è bene reintegrarli. Tornando alla squadra, ovviamente lavoriamo per alzare sempre l'asticella delle aspettative, ma fondamentalmente portiamo avanti un progetto unico che mostra a tutti i ragazzi affetti da diabete nel mondo che questa condizione non è un ostacolo: col giusto impegno puoi fare ciò che vuoi, e correre contro i migliori al mondo. Il mio sogno è un giorno partecipare a un grande giro.»
«Vogliamo educare a una vita sana e al superamento di quello che un tempo era quasi un tabù: l'attività sportiva di alto livello per ragazzi affetti da diabete - gli fa eco Southerland in persona -. Ho provato a correre, ma poi ho capito di essere più tagliato come manager e ho deciso di provare a regalare un sogno a tanti altri giovani uomini con la mia stessa patologia. Ormai si possono controllare i dati e disporre di tecnologie tali da poterlo fare senza problemi e preconcetti! E quale mezzo migliore della bicicletta per diffondere un messaggio nell'intero pianeta? Abbiamo avuto anche una squadra femminile, oggi è difficile per i numeri ma supportiamo personalmente Mandy Marquardt, 22 volte campionessa americana su pista, che a sua volta ha ispirato a entrare nella nostra orbita l'astro nascente dei velodromi McKenna McKee. Ci stiamo lavorando.»
E poi ci sono loro, i protagonisti: i corridori. «La glicemia ce la misuriamo anche in gara, personalmente sulla bici e non dall'ammiraglia: se ce la troviamo bassa assumiamo subito zuccheri, abbiamo sempre i gel nelle tasche. Come la misuriamo? Alcuni vanno a sensazione, altri usano strumenti ad hoc. La tecnologia dà una grossissima mano, puoi davvero vedere in ogni istante la tua glicemia. L'insulina in gara si può fare, non capita spesso ma può succedere: non scendi di bici, ti stacchi magari un attimo ma la fai in corsa. C'è chi se la porta in tasca e chi se la fa passare dall'ammiraglia. Lo staff ci raccomanda di controllare anche il sangue prima di dosare l'insulina. C'è un dosaggio basale che poi viene integrato da quello individualizzato in base al peso e al fabbisogno della persona. Quali strumenti utilizziamo? Anche qui è soggettivo, non esiste una pratica migliore di un'altra: c'è chi usa il microinfusore e chi la penna. Tutto dipende dalle tue sensazioni e dalle risposte del tuo corpo, ogni diabetico è differente. Diventare professionisti dopo che da bambino fantastichi di diventarlo è stupendo, esattamente come per tutti gli altri.»
Ma come si gestisce a livello medico e nutrizionale una squadra composta interamente da diabetici? Risponde Rafael Castol, responsabile medico del team Novo Nordisk: «Abbiamo un'equipe multidisciplinare, che comprende parte medica, preparatori, nutrizionisti e dottori personali per ciascun corridore. La loro alimentazione è la stessa che per gli altri corridori, chiaramente non hanno la produzione endogena di insulina dunque devono calibrare il consumo di carboidrati in base alle differenti risposte del loro metabolismo. Oggi disponiamo di tanti strumenti per il controllo dei parametri fisiologici degli sportivi. Diabetici più adatti per sport di resistenza? Non è del tutto vero, l'importante è bilanciare tutte le sostanze e l'alimentazione.»
Dove possiamo vedere la Novo Nordisk in azione? In giro per tutto il mondo, fino alle latitudini da noi più lontane. In Italia poca attività, tranne qualche eccezione come diverse partecipazioni con wild card alla Milano-Sanremo (con alternativamente Peron e Poli in fuga). Finora in questa stagione li abbiamo visti ad esempio in Grecia, in Oman, ad Antalya, in Rwanda, e prossimamente li vedremo in Romania, Polonia e Danimarca.
Mentre nella prossima puntata del nostro podcast BlaBlaBike potrete sentire le testimonianze dei corridori Umberto Poli e Filippo Ridolfo.