Il mondo del ciclismo ha imparato a conoscere Oleg Tinkov negli anni in cui il magnate russo ha avuto una squadra attiva dal 1998 fino al 2016. Ora Tinkov scrive un’altra pagina - di diverso peso e in un diverso contesto, ben più drammatico - perché assume una posizone netta e durissima nei confronti della guerra e del suo Paese natale, la Russia.
«Non vedo nessun beneficiario di questa folle guerra nella quale muoiono innocenti e soldati. I generali russi, svegliandosi con i postumi di una sbornia, si sono resi conto che avevano un esercito di m… E come può essere buono l’esercito, se tutto il resto è una m… impantanato com’è nel servilismo e nel nepotismo? La realtà è che i funzionari del Cremlino sono scioccati dal fatto che non solo loro, ma anche i loro figli, non andranno nel Mediterraneo questa estate. Gli uomini d'affari stanno cercando di salvare ciò che resta delle proprietà. Certo, ci sono idioti che disegnano "Z", ma gli idioti in qualsiasi Paese sono il dieci per cento. Il 90% dei russi invece è contro questa guerra».
Queste parole scritte in russo, poi c’è una postilla in inglese: «Caro Occidente, per favore, date al signor Putin una chiara via d'uscita per salvare la faccia e fermare questo massacro. Per favore, siate più razionali e umanitari».
Rischia molto, Tinokov, anche se non vive più in Russia: in base alle nuove leggi approvate poche settimane fa, potrebbe essere incriminato per avere diffuso «fake news» sull’esercito russo.
E la sua “uscita pubblica” potrebbe avere un peso molto importante negli equilibri del Paese e dei sostenitori di Putin, potrebbe tracciare un solco per altri magnati o per gli oligarchi che non sono propriamente putiniani. Perché i “post” e “stories” non sono tutti uguali e se è vero che le parole hanno un peso, ci sono parole che dette o scritte in un momento particolare pesano molto di più.