Se c’era ancora qualche dubbio, il secondo posto a Il Lombardia li ha definitivamente tolti. In questo anno e mezzo Fausto Masnada si è guadagnato la totale fiducia della Deceuninck-QuickStep (prossimo anno QuickStep-Alpha Vinyl), che gli ha rinnovato il contratto per altre tre stagioni, fino al 2024.
Un attestato di stima importante per un corridore che, anno dopo anno, aggiunge un mattoncino alla sua crescita: «Fausto non ha avuto un anno facile, con diversi problemi fisici, ma ha continuato a lavorare sodo e con ottimismo - spiega il General Manager del Wolfpack Patrick Lefevere -. Ogni volta che era in gara ha dimostrato le sue qualità, sia che fosse a disposizione di un compagno o che corresse per sé. Al Lombardia ha concluso alla grande e chissà cosa ci riserva il futuro. Averlo con noi per altri tre anni è fantastico».
La stagione del bergamasco è stata costellata di tanti alti e bassi, con il terzo posto al Giro di Romandia, il secondo posto ai Campionati Italiani e al Lombardia, ma anche il doloroso ritiro dal Giro d’Italia per una tendinite al ginocchio e la caduta alla Settimana Ciclistica Italiana. «Quando corri in una squadra come questa stai realizzando un sogno – ammette Masnada -. Quest'anno siamo stati la squadra più forte, perché mai avrei dovuto cambiare team? Mi piace la professionalità e l'attenzione al dettaglio che c'è qua. Si punta sempre in alto e io voglio continuare a crescere, perché so di avere ancora dei margini di crescita. Sono in famiglia, non è solo un ambiente lavorativo ma un vero e proprio spazio di amici».
Dopo aver sfiorato il Tricolore a Imola, Masnada è finito a terra in Sardegna, alla Settimana Ciclistica Italiana, in quello che è stato il momento più duro della stagione. «La prima parte dell'anno era andata abbastanza bene, con il terzo posto al Romandia, ma poi al Giro ho dovuto lasciare per i dolori al ginocchio, consapevole comunque che la Corsa Rosa si corre ogni anno e che sarei potuto tornare – racconta ancora l’ex Androni -. Così sono tornato motivato ai Campionati Italiani, dove ho incontrato un corridore più forte di me, ma poi sono stato nuovamente sfortunato a cadere. Sono stato fermo un mese, ero preoccupato perché non mi ero mai fratturato una vertebra della schiena. Sono sembrati 10 mesi, mi sono isolato completamente, non guardavo o leggevo di ciclismo, solo qualche libro e serie TV. E chiamavo il medico ogni giorno per sapere cosa potevo o non potevo fare. Alla fine sono tornato ad allenarmi e al Giro di Lussemburgo mi sono subito sentito bene e mi ha dato carica in vista delle classiche italiane di fine stagione. Al Lombardia meglio non potevo fare, ho trovato un grande Pogacar e finire sul podio della mia Bergamo è stato magico».