Arrivato in Europa lo scorso 10 febbraio, Nairo Quintana ha accettato di raccontarsi al quotidiano francese l’Equipe. Il racconto del Condor è iniziato dall’ultima volta che ha visto i suoi compagni a settembre, per arrivare al suo intervento al ginocchio e al viaggio verso il Vecchio Continente per iniziare la nuova stagione. In mezzo, ci sono un Giro d’Italia che partirà senza di lui e quelle ombre sul doping che ancora non hanno trovato tutte le risposte.
«E’ passato molto tempo dall'ultima volta che ho incontrato i miei compagni di squadra ed è sempre bello rivederli tutti. C'era stato un primo raduno a dicembre, ma non ero ancora in grado di tornare in bicicletta. Sono stato in Colombia e ho lavorato sulla riabilitazione dopo le operazioni a entrambe le ginocchia, senza voler affrettare i tempi».
Il Colombiano ha inaugurato ieri la sua stagione con il Tour des Alpes-Maritimes e du Var, continuerà poi con le corse in Italia, prima con il Trofeo Laigueglia (3 marzo) e il Gran Premio Industria e Artigianato a Larciano (7 marzo), poi la Tirreno-Adriatico (dal 10 al 16 marzo) e la Volta a Catalunya (dal 22 al 28 marzo).
«Rispetto alla stagione passata, posso dire che mi è rimasta una sensazione agrodolce. C'è stato un inizio di stagione in cui tutto è andato alla perfezione, poi è arrivata l'epidemia di Covid. Sono tornato in Colombia dopo la Parigi-Nizza, ma la reclusione è stata lunghissima. Anche se ho continuato a mantenere la forma, è chiaro che questo periodo non è stato ideale per riprendere nel modo corretto la stagione».
Per Quintana poi c'è stato l’incidente in Colombia, quando un'auto lo ha investito durante un allenamento. «Prima di quell’incidente stavo molto bene, la condizione era perfetta. E’ successo una settimana prima del mio viaggio di ritorno in Europa, poi sono andato tutto un po’ fuori di testa. Ho subito sentito che mi mancava il ritmo nelle gare preparatorie prima del Tour».
Le cadute per il Condor non sono mancate e man mano che si stava avvicinando al Tour gli infortuni non sono mancati e, a peggiorare le cose, c’è stata anche una reazione allergica. Al Tour, nonostante tutto, Quintana è arrivato fiducioso e i risultati potevano esserci, ma la sfortuna non lo ha mai abbandonato.
«Al Tour volevo andare avanti ad ogni costo e speravo che la situazione migliorasse di giorno in giorno. Ma ci sono stati momenti in cui davvero ho pensato di arrendermi. Abbiamo analizzato la situazione con la squadra e ho deciso di continuare, anche con il dolore. Ma giorno dopo giorno, i dolori erano sempre più importanti e veramente tutto è diventato più difficile».
Il colombiano è stato poi operato e la riabilitazione per il recupero delle ginocchia è stata lunga. Nairo non si è mai arreso e ha sempre lavorato duramente, senza fretta, ma con la voglia di tornare forte in bici.
«Ho fatto tre mesi di riabilitazione, un periodo molto lungo. Sono passate tre settimane da quando sono tornato a pedalare. Non ho la stessa condizione dell'anno scorso all’inizio di stagione. Pensate che tre settimane fa potevo pedalare al massimo per due ore. È un infortunio sportivo importante quello delle cartilagini del ginocchio, perché devi ricostruire tutto e ritrovare la capacità di flessione dell’articolazione. Ci sono stati atleti che non sono più riusciti a tornare ad alti livelli. Devi sapere come recuperare questa mobilità, altrimenti vanifichi tutto il lavoro».
Quanto al Giro, Nairo lo ha già vinto e quest’anno sperava di poter tornare alla corsa rosa, ma la sua Arkea-Samsic non è stata invitata. «Volevo tornare al Giro e stavo concentrando la mia preparazione per questo obiettivo, poi purtroppo non siamo stati invitati. Da una parte è meglio per me, in questo modo l’infortunio alle ginocchia avrà più tempo per guarire bene e potrò raggiungere più facilmente altri obiettivi».
Oltre agli infortuni, il Condor al Tour ha avuto a che fare con una sospetta questione di doping. La camera d’hotel sua e quella di suo fratello Dayer vennero perquisite prima dell’arrivo a Parigi e attornoo ai due vennero fatte ipotesi su un possibile uso di sostanze proibite.
«La questione in realtà è molto semplice. Ci sono state delle indagini, fatte da alcune persone che pensavano ci fosse qualcosa, quando non c'era mai stato nulla. Ho testimoniato con mio fratello Dayer in quel momento, nessuno aveva prove contro di me o contro mio fratello e tutto è pulito per quanto ci riguarda. Non sappiamo nulla riguardo il fascicolo che è stato aperto su di noi. So solo che il medico colombiano (Fredy Gonzalez Torres, ndr) e il fisioterapista spagnolo Mikel Otero non sono stati accusati e possono continuare ad esercitare la loro professione, così come io posso continuare a correre. Questa storia sta andando avanti da troppo tempo, ma io sono tranquillo. È un peccato perché bisogna rispettare gli sponsor come Arkéa e Samsic e non è giusto offuscare la loro immagine. Personalmente, non ho niente di cui vergognarmi e nulla da nascondere».