Nell’era del Covid-19 il ciclismo è risultato uno degli sport più virtuosi, facendo registrare appena lo 0,34% di casi positivi su tutti i tamponi effettuati dall’inizio dei controlli nel plotone. Il numero ufficiale di tamponi PCR effettuati è stato di 18.650 e di questi solo lo 0,34 per cento ha restituito un esito positivo, il tutto in 121 giorni di corse. I casi positivi al coronavirus sono stati quindi 63, in tutte le discipline del ciclismo, e di questi solo 29 erano corridori. I restanti 34 facevano parte del personale delle squadre o al seguito delle corse, come nel caso della positività di Christian Prudhomme direttore del Tour de France.
Tanti i controlli effettuati nel World Tour, incominciati prima di Strade Bianche che il 1° agosto ha dato il via alla nuova stagione post lockdown, mentre gli ultimi test sono stati eseguiti la scorsa settimana alla Vuelta. Bisogna però precisare che in questo conteggio non sono presenti i 17 poliziotti trovati positivi in Italia al GiroE e i 46 uomini della gendarmeria civile al seguito della Vuelta. E’ d’obbligo dire anche che il ciclismo, a differenza di altre discipline sportive, si è svolto all’aperto, lungo strade che hanno attraversato alcune delle zone rosse d’Europa, come accaduto durante il Tour de France o nelle zone arancioni del Belgio.
Il protocollo di sicurezza è stato redatto sotto la supervisione dell'Organizzazione mondiale della sanità e i numeri esatti sono stati forniti dall’UCI che, attraverso il proprio direttore medico Xavier Bigard, ha commentato in modo positivo i dati analizzati. «Le cifre da noi registrate sono molto inferiori rispetto alle percentuali elaborate sulla popolazione, dove in alcuni Paesi si è arrivati al 10 per cento o più della popolazione positiva. Siamo stati in grado di tenere sotto controllo la sicurezza dei corridori e delle persone al seguito delle corse e siamo riusciti pienamente nel nostro intento. Il protocollo di sicurezza e in particolare le bolle con i test, hanno dimostrato la loro importanza ed efficacia. Nonostante la pandemia, siamo stati in grado di continuare il nostro sport».
Sono due i fattori che hanno reso sicuro il mondo del ciclismo: le bolle di sicurezza imposte durante le corse e le regole ferree decise internamente alle squadre. Le squadre hanno stabilito dei regolamenti molto severi e alcuni corridori, impegnati in più corse, per evitare di uscire dalle bolle di sicurezza, sono rimasti lontani dalle loro famiglie anche per due mesi. Le bolle sono state create prima dell’inizio delle corse e suddivise dalle squadre, in base al tipo di gare in una determinata zona geografica. Per tanto c’erano le bolle per le corse in Italia e quelle per le corse in Belgio, successivamente, sono state create le bolle per i Mondiali, per poi passare a quelle dei grandi giri. Questo sistema è risultato talmente efficace che non solo è stato applicato anche alle corse su pista, mountain bike e ciclocross, ma lo stesso Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ha voluto elogiare tutti i rappresentanti del ciclismo, durante i Mondiali di Imola.
In tutte le discipline del ciclismo i positivi, come detto, a livello mondiale sono stati appena 63, numeoi che se paragonato ad altre discipline, dovrebbe far riflettere molto. Se si prende il calcio per esempio, la scorsa settimana in Italia i giocatori risultati positivi dall’inizio della pandemianella sola serie A erano stati 105. Numeri che vanno notevolmente moltiplicati se si parla di casi positivi a livello europeo.
Nel baseball statunitense, solo nel mese di luglio sono stati registrati 49 giocatori positivi. Non è certamente migliore la situazione nella NBA, dove nella sola giornata del 26 giugno vennero trovati positivi 16 giocatori su 302 testati, per registrare 51 giocatori positivi in test effettuati dal 17 marzo 20 giugno.
Anche la Lega hockey ghiaccio (NHL) ha restituito 43 casi positivi su test effettuati a 600 giocatori nel mese di giugno, mentre nel campionato ungherese si è parlato di innumerevoli casi. Dal conteggio non è escluso il cricket, che ha fatto registrare a livello mondiale numeri molto elevati, con casi positivi sia in Europa, che Asia e Africa. Tanto per citare un esempio, la squadra dei Chennai Super Kings, in una sola giornata aveva totalizzato 12 casi positivi.
A questo elenco di positività vanno aggiunti anche il nuoto, con numeri impressionanti nella pallanuoto, con intere squadre infettate dall’Est Europa fino a Malta. A causa del Covid-19 è stata sospesa la partita Croazia contro il resto del mondo per l’eccessivo numero di casi positivi, che non vennero mai ben quantificati. Anche l’atletica ha fatto registrare, in percentuale al numero di atleti, numeri più alti del ciclismo superando la percentuale di 1,8%.
Gli unici sport non ancora compresi nell'elenco in quest’era Covid-19 sono quelli delle discipline invernali, i cui test sono da poco iniziati.
Da questa breve analisi, emerge sicuramente la gravità della situazione legata alla pandemia, ma quello che dovrebbe far rifletter sono i numeri estremamente contenuti del ciclismo. In un grande giro ci sono più di 170 corridori che gareggiano insieme, in modo consecutivo per 21 giorni ed è sorprende notare come il numero di atleti positivi sia stato estremamente basso. Questo ancora una volta testimonia l’efficacia dei protocolli di sicurezza stabiliti dall’UCI e rispettati in tutti i Paesi.