Dan Martin è tornato a vincere in un grande giro. L’irlandese, capitano della Israel-Start Up, ha battuto allo sprint la maglia rossa Primoz Roglic (Jumbo-Visma) e Richard Carapaz (Ineos Granatieri). In classifica generale, sono loro i tre uomini a stare sul podio, con lo sloveno davanti a Martin e Carapaz. Il trentaquattrenne della Israel si è preso la sua vittoria, dopo un digiuno iniziato nel 2018, quando vinse la sesta tappa del Tour de France con arrivo a Mûr-de-Bretagne. Dopo aver tagliato il traguardo a La Laguna Negra, l’emozione è stata incontrollabile e questo successo ha voluto dedicarlo alla sua squadra, che gli ha dato fiducia e a sua moglie.
«Ero arrivato così vicino alla vittoria quest'anno... Volevo solo vincere una tappa per la mia squadra perché sono stati così bravi e generosi con me – ha spiegato Martin molto emozionato -. Gli sponsor ci hanno supportato nonostante l’emergenza legata al COVID. Sylvan Adams e Ron Baron, i proprietari, non hanno voluto tagliare i nostri stipendi come è accaduto ad altre squadre e ci hanno sempre dato la possibilità di lavorare in modo sereno».
Martin ha spiegato quanto sia stato difficile per lui il periodo del lockdown con l’incognita di non poter tornare alle corse. «Io non sono un corridore giovanissimo e lo stop dalle corse mi aveva creato molto stress, ma anche in questo la squadra ha saputo starmi vicino e supportarmi».
Martin non vinceva da tanto e voleva conquistare una tappa anche alla corsa francese, ma c’erano ancora i postumi della frattura al Delfinato che non gli hanno permesso di arrivare al risultato desiderato. «Al Tour non sono riuscito a vincere una tappa, quindi sono venuto alla Vuelta con tanta determinazione e la voglia di vincere davvero... La squadra è stata fantastica e ognuno di loro ha avuto un ruolo determinante per arrivare alla vittoria. Questo successo è in parte per la mia Israel Start Up e poi in per mia moglie, perché è la prima volta che vinco una gara da quando sono nati i miei figli ed è veramente un momento speciale per tutti noi».