Non sempre le cose vanno come dovrebbero e qualche volta si è costretti a fermarsi del tutto, perché è il corpo a chiederlo. Damiano Cunego a giugno è sceso dalla sua bici e dopo giorni di malessere e forti emicranie ha capito che qualcosa di serio gli stava accadendo. Poi al pronto soccorso di Verona, è arrivata la diagnosi di una infezione cerebrale, che aveva colpito un emisfero del suo cervello. Per lui un lungo periodo in ospedale e poi la convalescenza a casa con la sua famiglia. Oggi lo vediamo in televisione, come commentatore tecnico per la Rai al Giro d’Italia appena iniziato. Un ruolo nuovo per il veronese, che svolge con dedizione, ma divertendosi allo stesso tempo”.
Come ha capito che qualcosa in lei non andava?
“Nell’ultima settimana di maggio non mi sentivo bene e avevo forti emicranie, in particolare la notte. Sentivo qualcosa che mi pulsava dentro la fronte e che non migliorava con nessun antinfiammatorio tradizionale. Così sono andato in ospedale dove già al pronto soccorso, con una tac, avevano riscontrato un’infezione con edema cerebrale di 1 centimetro e mezzo”.
Era spaventato per il suo stato?
“Inizialmente sì perché venni trasferito al reparto di neurochirurgia e pensavo,che mi avrebbero aperto la testa per rimuovere quello che avevo. Poi sono stato spostato al reparto di malattie infettive, perché l’infezione con il virus potevano essere curati con i farmaci e questo mi ha tranquillizzato molto”.
È stato ricoverato quasi due mesi in una camera da solo: come trascorreva le sue giornate?
“Mi ero fissato degli obiettivi. Avevo deciso di dare due esami all’università e ho studiato per farli. Sono iscritto alla facoltà di scienze motorie di Firenze e ho usato questi mesi per studiare e alla fine ho dato i miei esami, superandoli con un ottimo voto. Due volte al giorno potevo ricevere la visita di mia moglie e dei miei genitori e qualche volta sono venuti anche i miei due figli”.
Adesso è al Giro d’Italia con un ruolo tutto nuovo. È uno dei commentatori tecnici della Rai. Le piace questa nuova veste?
“Devo ringraziare Alessandro Fabretti per questo incarico. È molto divertente ma anche impegnativo. La televisione non si può improvvisare e bisogna prepararsi bene. Ogni giorno si deve studiare non solo il programma della corsa, ma quello che viene dalle squadre”.
Le piace questo Giro d’Italia in versione autunnale?
“Il percorso lo trovo molto interessante e già dalla prima settimana si potrà capire chi ha le gambe per combattere. Penso alla salita sull’Etna o all’arrivo a Roccaraso. Poi ci sono tre prove a cronometro e l’ultima settimana in quota. Devo dire che il percorso è veramente molto interessante”.
C’è una tappa dove potrebbero esserci sorprese?
“Roccaraso e l’Etna sono tappe belle e difficili. Sarebbe bello vedere Ciccone vincere sulle sue strade. Ma la tappa che, secondo me, potrebbe essere veramente insidiosa è quella da Udine a San Daniele del Friuli. Nel finale c’è da ripetere per tre volte la salita al Monte Ragogna e potrebbe ispirare qualcuno e indebolire qualcun altro”.
Chi sono secondo lei i favoriti per la vittoria a Milano?
“Mi viene subito in mente Thomas e anche Fuglsang. Poi naturalmente il nostro Nibali e Yates. Ci sono anche molti giovani che potrebbero essere delle rivelazioni e salire sul podio”.
Quanto è importante la squadra in un grande giro?
“È fondamentale e ieri in corsa lo abbiamo visto. La Ineos ha studiato molto bene non solo il percorso, ma anche i dettagli e ha deciso di far correre prima i propri corridori, per sfruttare il vento a favore. Nelle prove a cronometro, le squadre hanno la facoltà di chiedere il posizionamento dei corridori nell’elenco dei partenti. Thomas è molto forte ma ha potuto godere di un vento a favore”.
Tra i favoriti c’è anche Kruijswijk. Cosa pensa di questo corridore?
“Penso che sia un gran corridore, lo ricordo bene quando correvo anche io, era uno di quelli che non si arrendeva mai. Non so se avrà le capacità di salire sul podio, ma certamente è tra quei corridori che può entrare nei primi 5”.
Nibali ieri non ha brillato: cosa ne pensa?
“Prima di tutto bisogna dire che Nibali ha corso con il vento a sfavore e questo fa la differenza. Nelle prove a cronometro se il vento cambia, può decidere anche il vincitore. Penso in ogni caso che sia un ottimo corridore, capace di sorprendere all’improvviso. Al Mondiale è andato bene e sono convinto che ci farà vedere cose molto interessanti. Lui è uno di quelli che non parte mai forte e il suo rendimento migliore lo dimostra sempre più avanti”.
In questo Giro ci saranno tre prove a cronometro. Potrebbero decidere il vincitore?
“Certamente. Non bastano solo le salite a stabilire un vincitore, ci sono le crono in cui scattano altri fattori. Abbiamo visto anche al Tour come la crono nel penultimo giorno abbia ribaltato la classica. E al Giro è già successo questo. Mi viene in mente anche la corsa del 2017 dove Quintana era in maglia rosa e l’ultimo giorno ha dovuto cederla a Dumoulin che poi ha vinto, proprio nella crono. Bisogna prestare molta attenzione a queste corse”.
Il meteo quanto influirà?
“Ci avviciniamo all’inverno e i rischi potrebbero esserci. Ma se capitano giornate di sole, allora avremo belle tappe anche in salita. Se a causa della pioggia o della neve dovessero tagliare gli arrivi in quota, allora cambierebbe completamente anche la corsa”.
Cosa le piace e non le piace di questo Giro?
“Mi piace capire tanti meccanismi che prima da atleta non riuscivo a cogliere, che trovo molto interessanti. Quello che mi manca è il pubblico. È strano e per alcuni aspetti fa male, vedere la nostra corsa senza il solito calore e il colore della gente sulla strada. Il pubblico è è la cosa che mi manca di più”.