Avete presente il volto di Chris Froome quando nel finali di corsa sembra “perso”, ciondolante sul manubrio? Non sta semplicemente guardando il suo computerino per calcolare quanta benzina abbia ancora a disposizione, ma sta svolgendo degli esercizi di rilassamento che gli permettono di liberare dallo stress i muscoli delle spalle e del dorso, concentrando le energie rimaste in corpo nei muscoli che servono di più in quel momento, vale a dire le gambe. A spiegarcelo è lo psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale Gabriele Ciccarese, che in questi giorni ha lavorato con i corridori della Nippo Fantini Faizanè ad Asiago, nel primo training camp stagionale.
«Lavoro per Nova Mentis, centro di psicologia e neuroscienze di Lecce. Ci occupiamo di curare le cefalee, i disturbi del sonno e dell’apprendimento, i deficit di attenzione e l’iperattività, i disturbi d’ansia e quant’altro. In questo caso specifico sposiamo la psicologia dello sport e le neuroscienze con il ciclismo sfruttando l’approccio del biofeedback. Questo trattamento viene già ampiamente utilizzato nel calcio da formazioni di vertice come Juventus, Milan e Napoli, nella Moto Gp (per esempio da Andrea Dovizioso), nel tennis e nel basket, ma nel ciclismo mi risulta che siamo stati i primi a portarlo all’interno di un intero team» esordisce lo psicologo dello sport pugliese, che dalla passata stagione collabora con la formazione di patron Valentino Sciotti.
Gli chiediamo di entrare più nello specifico. «Il biofeedback risulta estremamente efficace nel controllare il dolore e ridurre il livello di stress ed ansia che ogni persona può presentare in differenti momenti della vita, aiutando ad apprendere nuove modalità di risposta alle situazioni stressanti. Con un’apparecchiatura specifica si misurano variabili fisiologiche come tensione muscolare, conduttanza cutanea, temperatura corporea, frequenza cardiaca e frequenza respiratoria. L’idea di base nell’addestramento in biofeedback è quella di usare dei rilevatori elettronici al fine di far vedere che cosa stia succedendo all’interno del proprio corpo, istante per istante, fornendo un aiuto tangibile (feedback) nel comprendere se si stia apprendendo, nel modo corretto, il rilassamento come nuova risposta anti-stress. È quindi una forma di apprendimento che si ottiene premiando la persona ogni volta che riesce ad abbassare le attivazioni disfunzionali del proprio corpo. Con un opportuno training la persona diventa capace di autoregolare le proprie risposte fisiologiche ed emozionali alle situazioni stressanti».
Per i ciclisti come può essere utile? «Questo sistema permette agli atleti di avere una fotografia del loro stato psicofisiologico e di imparare a gestire bene le variabili da stress quindi a tenere sotto controllo l’ansia pre gara, a gestire i pensieri negativi durante lo sforzo e a recuperare dopo la corsa abbassando i livelli di adrenalina che il loro corpo ha rilasciato. Ci sono diverse strategie per farlo, ognuno deve provare e trovare quella che fa al caso suo. Se un ragazzo, per esempio, è caduto in discesa probabilmente inconsciamente quando si troverà davanti alla strada che scende tenderà a irrigidirsi e a essere meno efficace nell’impostare le traiettorie. Se nel monitor gli farò vedere una discesa rileverò che affrontare certi percorsi lo stressa e potremo lavorarci per permettergli di tornare ad essere efficiente al cento per cento. Senza bisogno di particolari macchinari, semplicemente regolando il respiro o rilassando le braccia che impugnano il manubrio potrà rilassarsi in corsa e avere una prestazione migliore».
Una macchina che ha fatto “impazzire” corridori e staff è la waterfeedback. «Abbiamo brevettato un sistema che sta riscuotendo grande successo nel mondo scientifico, non sono sportivo: il waterfeedback invece di un’interfaccia computerizzata sfrutta l’acqua. Un conto è vedere come la nostra testa reagisce a un segnale visivo o a un suono, un altro è vedere che quando semplicemente pensiamo a qualcosa riusciamo con il pensiero a far muovere o calmare l’acqua. In ambito sportivo il waterfeedback si presta a notevoli utilizzi: apprendimento dell’autoregolazione emotiva, della soglia ottimale di attivazione, del controllo muscolare fine, training di rilassamento per il recupero psicofisico pre e post-attività e molti altri training personalizzati, studiati in equipe e con la partecipazione attiva dello sportivo. Molti atleti d’élite hanno testato con interesse il waterfeedback e svolgono oggi training personalizzati alle loro necessità agonistiche. Affascina e diverte perchè regala al soggetto che si presta al training un'esperienza unica e fortemente suggestiva».
nelle foto (Dario Belingheri ©BettiniPhoto) Filippo Zaccanti con il dottor Ciccarese