La notte è passata, ma Davide Cassani non ha ancora smaltito l'adrenalina del mondiale di Innsbruck. Il Commissario Tecnico dei Professionisti e Coordinatore delle Nazionali risponde prontamente alla nostra chiamata e replica, senza tanti giri di parole, a chi ieri dopo la sfida iridata ha criticato gli azzurri per aver sprecato troppe energie prima del muro finale, di aver corso come se fossimo la squadra favorita, senza avere un finalizzatore del calibro di Alejandro Valverde.
Per me, molto modestamente, si doveva correre come la Spagna. Anche di più. La nostra doveva essere una corsa passiva, di rimessa e speculativa. Ci mettiamo la faccia: e andiamo a sbatterla. Ha scritto nelle sue pagelle su tuttobiciweb.it Pier Augusto Stagi che ha bocciato Cassani dandogli 5,5.
«Dovete proprio spiegarmi dove sta questa spavalderia di cui è stata tacciata la squadra. - attacca Cassani, sempre aperto al confronto. - Quando una squadra ha due capitani, i compagni devono aiutarli portandoli nel finale nel migliore dei modi. Se uno dei due non sta bene, il capitano diventa uno, così tutte le nostre forze sono state spese per Gianni Moscon. Lo abbiamo portato al posto giusto nel momento giusto, gli altri ragazzi sono stati convocati per fare questo e lo hanno fatto in modo incredibile. Sono stati superaltivi. A 8 km all'arrivo Gianni era nei primi 4, con quattro corse in croce nelle gambe. Ha corso per vincere, cosa possiamo dirgli? Senza radioline, in cima alla penultima salita ha visto muoversi uomini pericolosi e li ha seguiti. A posteriori forse ha sprecato troppo nell'inserirsi nel tentativo promosso da Rui Costa alle spalle di Valgren, ma se avessero guadagno 40” avrebbe vinto perchè in quel momento non c'era Valverde».
E ancora: «Damiano Caruso, Gianluca Brambilla, Franco Pellizotti, Dario Cataldo e soprattutto Alessandro De Marchi hanno fatto un lavorone. Hanno svolto il compito che sono abituati a sobbarcarsi nei loro team e l'hanno fatto al meglio. Hanno dato l'anima per la causa azzurra. Vincenzo Nibali si è dovuto arrendere a 25 km dal traguardo, in seguito all’accelerazione di Kruijswijk, ma non posso dirgli nulla. Ha fatto tutto il possibile per recuperare in tempo record dopo la maledetta caduta sull'Alpe d'Huez, si è dimostrato ancora una volta un campione, non è riuscito a fare il miracolo, ma non possiamo far altro che applaudirlo. È mancato solo Domenico Pozzovivo (21° al traguardo, ndr), che da sua stessa ammissione non ha vissuto una delle sue giornate migliori. Su otto corridori ci sta che uno non riesca a esperimersi al 100%, è matematico. Tutti sapevamo che sarebbe stato un mondiale difficile, abbiamo avuto un percorso di avvicinamento altrettanto difficile. Io sono soddisfatto e sono fiero di come abbiamo onorato la maglia azzurra, a cui sapete quanto sono legato. C'è mancato un pelo. A fine gara Gianni era il più deluso di tutti. Mi ha confidato che non ci vedeva più dallo sforzo. Ha dato tutto, per l'allenamento e le corse che aveva nelle gambe è stato straordinario. Come tutta la squadra».