Oggi, se un po’ conosco Cipollini, la zampata non può che essere per Jasper Philipsen. Vediamo.
Allora Mario che mi dici della tappa?
«Che Philipsen ha dormito, ha dormito e si è fatto anticipare. Poi lo sappiamo che chi arriva da dietro ha un punto di velocità superiore. Credo che Philipsen abbia capito di avere buttato via un’occasione importante ed è un boccone non facile da mandare giù. Se Van der Poel ti tira la volata devi andare a segno».
A cosa imputi il suo errore?
«Le volate sono istinto puro. Sempre. Se ragioni, spesso anzi quasi sempre, sbagli. Io credo che lui abbia pensato di aspettare un attimo per arrivare a una distanza migliore per partire. Niente, se la doveva giocare meglio».
Poi è pure stato declassato dalla giuria. Decisione giusta?
«Si. L’azione scorretta l’ha fatta in modo molto professionale, molto ragionato. Ma l’ha fatta. La giuria ha preso una decisione corretta e mandato un segnale. Per Philipsen così è una doppia beffa».
Comunque chapeau per Gronewegen.
«Si è trovato nella situazione ideale per sfruttare la sua aerodinamicità e ha dimostrato di essere ancora forte. Non dimentichiamoci che fino all’incidente in Polonia era considerato il migliore al mondo. Poi se è campione d’Olanda un motivo c’è».
Cav, dopo la clamorosa vittoria di ieri, oggi non s’è visto.
«È sparito tra i -4 e i -3. Forse si sente appagato. Chissà. Non ho capito il suo doppio cambio di bici. Prima ne ha presa una bianca, poi è tornato sulla solita celeste e gialla. Boh».
Contador a suo tempo, mi diceva che la bici di scorta, quella sul castello dell’ammiraglia, non è mai esattamente identica alla prima bici. È così?
«Credo che si tratti solo di una sensazione, altrimenti ci sarebbe da licenziare il meccanico. Io non ho mai avuto problemi con le bici. Erano sempre perfette. Poi ero maniacale. A casa mi ero persino comprato un biliardo per avere un piano perfetto. Lo usavo per mettere a bolla le mie bici. Non volevo perdere nemmeno un decimo di millimetro. Ogni angolo doveva essere identico. I-den-ti-co. E pensa che la sella era una Regal rivestita Specialized, mica una sella perfetta di oggi. Lo stesso per le tacchette che pure quelle mi regolavo io. Mi ero fatto costruire dal fabbro uno strumento idoneo. Ma forse la mia, che stavo sveglio fino all’una di notte a regolarmi la bici, era follia».
No, a qualcuno faceva comodo descriverti come scansafatiche che pensava solo a fare festa in Versilia. Ma lasciamo perdere Mario, questa è un’altra storia. Guardiamo avanti. Domani c’è la crono e te la butto lì: Evenepoel in giallo.
«Eh… Ci potrebbe anche stare sai. Però recuperare 45” a Pogacar non è facile. Sono tanti. Però tutto può essere, nel ciclismo non c’è nulla di certo. Remco va forte, ma anche Tadej non è fermo. Al Giro ha battuto Ganna e qui è più in forma. Capisci? Comunque che Remco possa vincere la crono, ci credo. Domani può sfruttare la sua aerodinamicità da numero 1. Nessuno è come lui».
Poi c’è sempre Vingegaard.
«Ed è la mia curiosità maggiore. Però credo che anche lui vada molto forte. In questo momento al Tour è tutto in divenire. La curiosità è tanta. Le certezze credo non le possa avere nessuno. Neanche il numero 1».