Nella terra dei canguri abbiamo assistito qualche mese fa al Mondiale di Wollongong, ma il Santos Tour Down Under, la corsa australiana per eccellenza, mancava dal gennaio 2020. Dal 17 al 22 gennaio 2023, però, finalmente, tornerà l’appuntamento sulle strade attorno ad Adelaide che aprirà la stagione agonistica vera e propria, nonché quella del WorldTour. Un gradito ritorno che sarà accompagnato da diverse novità, sia nel percorso, vista l’assenza della storica salita di Willunga Hill, sia nei protagonisti, dal momento che mancherà l’uomo simbolo degli ultimi anni, Richie Porte.
Come di consueto le tappe si svolgeranno nella notte italiana e verranno trasmesse in diretta dai canali Eurosport e GCN+.
IL PERCORSO
La prima novità riguarda il prologo di apertura, una prima volta assoluta per il Tour Down Under. Saranno 5,5 km da vivere a tutta velocità lungo le sponde del fiume di Adelaide, il Karrawirra Parri, nel cuore della città. Il vincitore indosserà la prima maglia ocra di questa edizione.
Si proseguirà con una frazione che si svolgerà interamente nella città di Tanuda, con un circuito di 26 km da ripetere 5 volte dopo un primo tratto in linea, per un totale di 150 km di tappa. Lo spauracchio è rappresentato dalla salita di Menglers Hill (4,5 km al 3,7%, con gli ultimi 500 metri al 7%), che non è particolarmente dura ma, ripetuta 5 volte, con l’ultima delle quali a meno di 15 km dal traguardo, qualche danno potrebbe farlo. Lo scenario più probabile è una volata a ranghi ristretti. Poche certezze anche per la seconda tappa in linea, che porterà i corridori da Brighton a Victor Harbor per 155 km totali. Di pianura ce n’è molto poca e la salita di Nettle Hill (2 km al 7,8%) da affrontare a 22 km dall’arrivo lascia aperto qualsiasi scenario.
La terza frazione è breve ed esplosiva: 117 km da Norwood a Campbeltown che potrebbero dare uno scossone importante alla classifica generale. La salita di Corkscrew (2,5 km al 9%), che verrà scollinata a 6 km dall’arrivo, ha tutte le caratteristiche per fare selezione e attirare allo scoperto i corridori più in forma. La quarta tappa, la Port Willunga-Willunga di 133 km si svolgerà nella quasi totalità ai piedi della celebre ascesa di Willunga Hill, che però quest’anno non è stata inserita nel percorso, e dovrebbe essere la più facile di questa edizione. Non sono infatti previste asperità, ma l’ultimo chilometro sale costantemente al 3%, impennandosi all’8% negli ultimi 200 metri, motivo per cui anche questa volta i velocisti dovranno sudare parecchio.
I giochi per la classifica generale saranno aperti fino all’ultima tappa, che partirà già in salita da Unley e si concluderà sul Mount Lofty dopo 112,5 che si preannunciano scoppiettanti. Andranno infatti affrontati 4 giri di circuito che terminano in cima al Mount Lofty, 1500 metri al 6,8 %, con gli ultimi 500 metri costantemente al 9-10%. Per chi vorrà provare un agguato, c’è tutto lo spazio per poterlo fare. Mai come quest’anno il Tour Down Under promette spettacolo ed incertezza in ogni tappa.
(altimetrie in copertina)
FAVORITI
Siamo a gennaio, c’è chi è già sulla via verso una buona condizione fisica e chi invece ha gli obiettivi stagionali molto più avanti e deve mettere solo chilometri sulle gambe. Il Tour Down Under, però, è una corsa WorlTour e, come di consueto, non mancherà la bagarre per provare a portarselo a casa. Motivazione a mille per il Team Jayco AlUla, che torna a correre sulle strade di casa e punta al bersaglio grosso: ci sono Simon Yates e Lucas Hamilton per la classifica generale e Michael Matthews per le tappe, anche se non sorprenderebbe vedere anche quest’ultimo provare a tenere duro nelle frazioni più complicate altimetricamente.
L’anno scorso ha mandato in visibilio gli australiani vincendo il Giro d’Italia e ora Jai Hindley (Bora-hansgrohe) vuole alzare le braccia al cielo anche a casa sua, spalleggiato da Maximilian Schachmann e il nostro Giovanni Aleotti. Motivazioni a mille anche per i beniamini di casa Rohan Dennis (Jumbo-Visma), che ha il prologo dalla sua parte e ha vinto questa corsa nel 2015, Jay Vine (UAE Team Emirates), che ha vinto il titolo nazionale a cronometro, Michael Storer (Groupama-FDJ), Ben O’Connor (AG2R Citroën) e Luke Plapp (Ineos Grenadiers), fresco di titolo australiano in linea, ma anche per i neozelandesi George Bennett (UAE Team Emirates) e Patrick Bevin (Team DSM), storicamente competitivi in questa gara, e il giovane Corbin Strong (Israel Premier Tech).
Tra gli attesi protagonisti c’è anche più di qualche italiano, visto il percorso particolarmente favorevole ed esplosivo. Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), Gianni Moscon (Astana Qazaqstan), Alessandro Covi (UAE Team Emirates), Mattia Cattaneo (Soudal-QucikStep), Filippo Baroncini e Antonio Tiberi (Trek-Segafredo) sono tutti corridori che, in buone condizioni, potrebbero provare a dire la loro. La forma, chi per un motivo chi per un altro, è però appunto tutta da verificare.
Per completare l’elenco dei possibili pretendenti alla classifica generale vanno aggiunti Ethan Hayter, che per caratteristiche potrebbe far bene in tutte le tappe, e Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), Luis Leon Sanchez (Astana Qazaqstan), Victor Lafay (Cofidis), Mauro Schmid (Soudal-QuickStep), Marc Hirschi (UAE Team Emirates), Daryl Impey e, per onor di menzione più che per reali possibilità di vittoria, Chris Froome (Israel Premier Tech), all’ennesimo tentativo di provare a rimettere in piedi una carriera che dopo l’incidente al Giro del Delfinato 2019 si è inevitabilmente allontanata dai binari dei vecchi trionfi.
Capitolo velocisti: mai come quest’anno gli sprinter dovranno sudare per avere anche solo una chance di vincere una tappa. Gli occhi sono puntati su Caleb Ewan, che correrà con la maglia della Nazionale australiana visto che non ci sarà la sua Lotto-Dstny, ma gli avversari non mancheranno, da Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious) a Bryan Coquard (Cofidis), passando per Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck), Jordi Meeus (Bora-hansgrohe), Gerben Thijssen (Intermarché-Circus-Wanty) e Hugo Hofstetter (Arkéa-Samsic).