Nonostante la pioggia fitta, sono stati tantissimi ieri gli appassionati che hanno voluto partecipare a Firenze all’inaugurazione della statua dedicata a Gino Bartali. L’opera bronzea di Silvano Porcinai è stata posata nel Quartiere 3, al centro della piazza che porta il nome di Bartali, in una zona della città che ospita il Memoriale di Auschwitz, il monumento ai caduti di Pian d’Albero al centro di piazza Elia Dalla Costa, con il parco giochi dedicato a Aronne Cavicchi, impiccato a soli 12 anni dai nazisti davanti agli occhi del padre.
Gino Bartali è il “Giusto tra i Giusti” che, grazie a quei 40 viaggi fatti tra Firenze e Assisi, riuscì a salvare la vita a tantissimi ebrei. Le sue corse si fermarono solo quando venne convocato a Villa Triste, dove il più crudele dei comandandanti nazisti lo interrogò per un’intera giornata.
La statua di Gino Bartali è stata fortemente voluta dalla Federazione Ciclistica Italiana, rappresentata dal presidente Cordiano Dagnoni insieme a tre storiche società ciclistiche di Firenze, Aquila, Aurora e Itala ciclismo 1907, con la collaborazione di Comune e Regione.
La storia del campione è nota a tutti e come ha ricordato il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, Bartali è senza dubbio lo sportivo più famoso della regione. Il ciclismo lo ha reso celebre, ma Bartali nella sua vita aveva una missione, quella religiosa che lo ha legato per tutta la vita all’ordine dei Carmelitani Scalzi, di cui era un terziario. L’aspetto meno noto della vita del ciclista toscano è forse il più forte, perché in quei 40 viaggi, in cui decise di rischiare la propria vita per salvare quella di altri, senza dubbio emerge uno spirito che si eleva ai più alti gradi della religiosità.
La devozione di Bartali a Santa Teresa del Bambino Gesù che lo porterà a frequentare il convento di San Paolino nel centro di Firenze e poi le 200 lettere scritte all’amatissima moglie Adriana, in alcune delle quali si trova la firma “il tuo Gino nel Signore”, sono oggi testimonianze importanti.
Nel 2021 è iniziata la raccolta di documentazione da parte dell’ordine dei Carmelitani Scalzi per il processo di beatificazione, perché in base alle tante testimonianze raccolte, sembrerebbe che Bartali sia stato motivo di ispirazione per tanti giovani. Padre Joseph ieri era alla cerimonia dell’inaugurazione della statua a Bartali e ha voluto ricordare come oltre 800 persone siano state salvate grazie alla sua generosità.
Padre Joseph ha voluto sottolineare come la forza fisica di Bartali fosse il mezzo che il Signore gli aveva donato che non serviva solo a vincere una gara, ma ad elevare lo spirito attraverso il corpo, aiutando il prossimo. Il legame tra Bartali e i Carmelitani Scalzi, che oggi custodiscono la sua memoria religiosa, è qualcosa di estremamente forte, tanto che il corridore chiese di essere sepolto indossando il saio di quell’ordine che aveva scelto, grazie alla sua devozione a Santa Teresina, che nel convento di San Paolino trovò profonda adorazione.
Cristianità ed ebraismo a Firenze si sono fusi insieme nella memoria di Gino Bartoli e le finestre di quella casa costruita dal padre e dove il campione spirò il 5 maggio del 2000, si affacciano in quella zona dove abitavano i martiri della stage di Pian D’Albero, dove il 20 giugno del 1944 persero la vita 19 persone. Sotto le finestre della casa di Ginettaccio c’è il parco giochi dedicato al piccolo Aronne, una vittima innocente della crudeltà nazista. Il Bartali campione noto a tutti ieri è stato osannato da tutte quelle associazioni sportive, che sono orgogliose di appartenere a quella stessa terra dove il corridore è nato. Ma se da una parte è stata raccontata la gloria del vincitore, dall’altra sono arrivate le testimonianze, di chi ha potuto vivere, per merito di quel campione, forte, che correva veloce sull’Appennino per salvare vite umane.