Pogacar oggi ha pensato di cedere la sua maglia gialla a Lennard Kämna, ma alla fine ha mantenuto la leadership con 11” di vantaggio sul tedesco e 39” sul danese Vingegaard. «Oggi volevamo cedere la maglia gialla – ha detto Pogacar -, conosco bene la salita verso Megève e a dire il vero volevo rallentare il ritmo. Alla fine abbiamo mantenuto la maglia per qualche secondo e tutto sommato andava bene anche a me».
La tappa di oggi per Pogacar non è iniziata nel migliore dei modi, perché il suo compagno di squadra George Bennett, è risultato positivo al Covid e per questo è stato costretto ad abbandonare la corsa. E’ il secondo corridore dell’UAE Emirates, dopo Laengen, costretto ad abbandonare la corsa gialla per Covid. E in più, Majka è in corsa pur essendo leggermente positivo.
Le squadre hanno adottato regole molto rigide e i corridori dell’UAE dormono tutti in camere singole e cercano di limitare i contatti con persone al di fuori della corsa.
«Siamo costantemente isolati. Rispettiamo delle norme igieniche molto severe e dormiamo in camere singole. Ma nonostante questo la sfortuna ha colpito anche noi». Mantenere il distanziamento è veramente difficile, le strade sono piene di pubblico senza mascherine e anche la zona di arrivo e partenza, in particolare intorno ai pullman, è sempre pieno di gente. Il Tour sta aumentando le restrizioni e nella zona del paddock alla partenza non sarà più possibile accedere.
«Corriamo tra molte persone, sia nel gruppo che sulle salite, siamo sempre circondati da folla ed è difficile mantenere le distanze. E’ un vero peccato aver perso prima Laengen e poi Bennett. Erano ad alto rischio perché non avevano mai preso il Covid e sarebbero stati molto utili in corsa».
Oggi le strade del Tour sono state invase da un gruppo di manifestanti. «Non so cosa sia successo di preciso. Siamo stati costretti a fermarci e ho sentito alla radio che erano state fermate delle persone sulla strada. Abbiamo visto la polizia rimuovere i manifestanti ed è stato anche un po’ divertente, ma non so il motivo della loro protesta».