Il Giro d'Italia, si sa, è un'enorme carovana piena di ruoli, ritmi, persone e spostamenti. Tanto che una definizione più gretta, ma a tratti più corretta rispetto all'evocativo "carovana", può essere quella di "frullatore" o "lavatrice".
Come in ogni centrifuga che si rispetti, c'è un momento di riposo nel quale si può tirare il fiato e si possono trarre le fila di quanto accade. In una di queste intercapedini tra una tappa e l'altra abbiamo raggiunto telefonicamente Damiano Cima.
Due mesi e mezzo fa Damiano ci spiegava la sua scelta di appendere la proverbiale bici al chiodo: per questa stagione si era ritrovato senza squadra in seguito alla mancata conferma in Gazprom RusVelo, e dopo attente riflessioni ha deciso di ritirarsi a 28 anni. Lui che nel 2019 aveva portato la Nippo Vini Fantini Faizanè alla vittoria di tappa in Corsa Rosa beffando Ackermann & co. a Santa Maria di Sala, vicino Venezia.
"Così è la vita", ci ha detto lui stesso il 3 marzo poche ore dopo la fatidica decisione. Una vita che però può portarti ad aprire nuove porte, pur laddove se ne chiudono di importanti.
Quando ha scelto di dire stop all'attività da corridore, infatti, Cima aveva già... un nuovo team a cui unirsi: quello di RCS Sport. In un ruolo essenziale all'interno dell'apparato esecutivo della direzione gara: quello di regolatore.
Ecco cosa ci racconta oggi Damiano: «Fui contattato a gennaio, erano in cerca di un nuovo regolatore al posto di Enrico Gasparotto che ha intrapreso altre strade. Mi trovavo una situazione incerta, come sapete, e ho colto la palla al balzo: quest'anno ho fatto tutte le corse RCS, dalle Strade Bianche in avanti. In pratica, noi arriviamo con le moto dove la direzione gara non può arrivare con le auto. Il nostro obiettivo è garantire la sicurezza dei corridori, un tema sempre più fondamentale in questi anni: gestiamo il traffico in gara, segnaliamo i pericoli e manteniamo la sicurezza lungo il percorso. A me per adesso è filato tutto liscio, la nostra organizzazione è ottima e noi possiamo concentrarci pienamente sulla mansione dato che sul mezzo siamo in due e a guidare è un motociclista. So di colleghi che si sono trovati magari un cane per strada e hanno dovuto mettere la situazione in sicurezza. In questo Giro siamo in 4 regolatori: Paolo Longo Borghini, Enrico Barbin, Paolo Simion e io. Alternandoci nelle varie posizioni, lo schema è il seguente: uno sta davanti alla fuga, uno tra fuga e gruppo, uno davanti al plotone e uno in coda. È un lavoro che mi piace, conoscevo bene la figura dei regolatori trasportati anche perché ne conosco bene il "capostipite", Marco Velo che è bresciano come me: vedi una grande corsa sotto un altro punto di vista. E che corsa! Viaggiano davvero a 300 all'ora ormai, velocità e battaglia a livelli sempre più alti.»
Non ha fatto dunque a tempo, Damiano Cima, a rendersi bene conto dell'aver chiuso la carriera da corridore professionista, dato che senza soluzione di continuità è partita la collaborazione con RCS che, pur su due ruote motorizzate anziché pedalate, gli consente di stare in mezzo alle bici, alle salite, alle volate e a tutto il meraviglioso ambaradan che spinge addetti ai lavori e appassionati a sciropparsi fior di chilometri da partenza ad arrivo quasi ogni mese delle nostre vite.
E se gli chiediamo infine quali sono le intenzioni e le sensazioni per il futuro, se ha già dei progetti nel ciclismo o in altri ambiti della vita, la risposta è decisa: «Forse dopo il Giro mi renderò conto che tutto sarà diverso rispetto a prima, ma sono tutte cose a cui penserò dopo: ora sto vivendo il presente di una nuova sfida personale che ho accettato appena finito con la bici».
Giusto così: ora c'è un presente nel quale siamo immersi fino al collo e che ha ancora la sua seconda metà da dipanare. E lo può fare in sicurezza grazie pure al lavoro del quartetto Cima-Longo Borghini-Barbin-Simion. Buon Giro.