È proprio vero che il legame con casa si sente sempre: Filippo Fiorelli il forte legame lo ha con la sua Sicilia e anche quest’anno correrà sulle strade di casa durante la corsa rosa. Era già successo nel 2020, era alla sua prima partecipazione e al suo primo anno da professionista, l’emozione della grande partenza era stata impreziosita dalla presenza della sua famiglia. È passato praticamente un anno e mezzo da quel grande debutto e il ventisettenne della Bardiani CSF Faizanè è cresciuto molto migliorando salita e combattendo per i grandi. Dopo gli ottimi risultati proprio al Giro di Sicilia è pronto per gettarsi nella sua terza corsa rosa tra tante speranze ed obiettivi
Come è stato il tuo avvicinamento al Giro?
«Sapevo già da diverso tempo che avrei preso parte alla corsa rosa e così con la squadra abbiamo cercato di stilare un calendario che mi potesse portare al via del Giro nel miglior modo possibile. Dopo la Tirreno Adriatico e qualche corsa in Italia mi sono spostato in Belgio dove ho preso parte a delle classiche del nord. Il Giro di Sicilia è stata l’ultima gara a cui ho partecipato, poi giusto il tempo di trascorrere i giorni di Pasqua con la mia famiglia e sono partito subito in ritiro all’Etna»
Quanto è stato importante il periodo in Belgio?
«Direi che è stato assolutamente fondamentale. Il Belgio è un po’ come l’università del ciclismo dove si impara tanto e si possono capire anche i propri limiti, sono corse assolutamente adatte alle mie caratteristiche, mi piacciono e mettono tutti alla prova. Il livello di ogni gara è altissimo, è sbagliato pensare di presentarsi al via semplicemente per allenarsi, lì se non si ha una buona forma non si finisce nemmeno la gara. Esco soddisfatto da quei giorni di corsa, nella Volta a Limburg ho colto un ottimo settimo posto ed ho portato a termine la Gent-Wevelgem e lo Scheldeprijs. Devo ammettere che però è stato un periodo duro, in Belgio c’era sempre brutto tempo, pioveva e non ci si poteva allenare al meglio, mentalmente è stato difficile».
Al Giro di Sicilia hai colto due terzi posti ed un ottavo, hai dimostrato di avere un’ottima gamba…
«Sinceramente sono arrivato in Sicilia in punta di piedi, il periodo in Belgio mi aveva stressato molto a livello mentale e non sapevo effettivamente quale sarebbe stata la mia forma. Ho corso la prima tappa più di testa che di gambe, la vicinanza con la mia famiglia mi ha aiutato davvero molto. Quel terzo posto che ho colto sul traguardo di è Bagheria stato una spinta che mi ha dato forza di dare sempre di più, infatti dopo ho raccolto dei risultati di cui sono molto soddisfatto».
Nell’ultimo anno sei anche migliorato molto in salita…
«Io non sono mai stato un velocista puro però mi sono sempre arrangiato perché, non avendo uno sprinter in squadra, mi sono buttato io nelle varie volate. In salita tenevo, ma non su quelle impegnative: con la squadra abbiamo lavorato molto per potenziare anche questo. L’anno scorso sull’arrivo di Sestola, dove ho chiuso terzo mi sono veramente reso conto che ero sulla strada giusta, è stata una giornata folle in tutti i punti di vista, il tempo era da tregenda e io in situazioni climatiche di questo tipo mi esalto. Sento di essere migliorato molto e ne sono felice perché permette di giocarmela meglio anche andando via in fuga: se c’è una salita nel finale posso cercare di tenere il passo e poi battere allo sprint l’eventuale scalatore puro che è in gruppo con me».
Sta per iniziare il tuo terzo giro, l’emozione è come la prima volta?
«L’emozione è sempre la stessa e penso che non finisca mai, certo che però avendone già due sulle spalle si ha una sicurezza in più. Penso che aver già corso un grande giro sia fondamentale per tutta la fase di avvicinamento, si sa già come gestirsi e come avere la migliore condizione. Poi sulla carta è tutto semplice, ma bisogna tenere conto che durante una gara possono succedere veramente tanti imprevisti».
Già la prima tappa potrebbe essere adattissima alle tue caratteristiche…
«Lo ammetto, la prima tappa l’ho cerchiata, mi piace e potrebbe essere adatta a me. Essendo la prima frazione tutti vorranno stare davanti, molto probabilmente arriveranno i velocisti ma saranno anche un po’ in croce, sarà veramente un terno al lotto. La salita non è troppo impegnativa, ma penso che la differenza verrà fatta dalle squadre, sia dai compagni di squadra degli uomini di classifica che degli sprinter. Sono sicuro che ci sarà una bella mischia, ma io tenterò di buttarmi dentro senza paura».
E poi si arriva nella tua Sicilia…
«Non vedo l’ora! La Sicilia con l’arrivo di una corsa si trasforma, è un posto magico in cui tutti sono mossi da una passione irrefrenabile. Abbiamo visto anche al giro di Sicilia, erano tutti giorni in settimana, ma il pubblico non è mai mancato, in strada si potevano trovare tutti, dal salumiere al carpentiere, una grande comunità che per un attimo si ferma per un grande evento. Due anni fa era stata un’emozione gigantesca, correre vicino casa al primo Giro non è da tutti. Questa volta ritorno cresciuto e con tanta voglia di fare bene, la quinta tappa è molto interessante, conosco poco i chilometri finali ma penso che potrei tentare qualcosa. Ammetto che però la tappa che attendo più in assoluto è la Napoli-Napoli con il circuito di Procida, ci ho fatto intorno addirittura due cerchi rossi»
In squadra come saranno le gerarchie?
«I miei compagni sono fortissimi e sono sicuro che potrò contare su di loro, così come loro su di me. Sicuramente punteremo alle fughe, cercheremo di dire la nostra in qualche attacco da lontano e proveremo a buttarci negli sprint. Sacha Modolo è senza ombra di dubbio il più veloce, purtroppo ha avuto un inizio di stagione veramente difficile, ma se riprende il colpo di pedale giusto potrebbe fare veramente delle grandi cose».
Hai corso i precedenti Giri d’Italia sempre accanto a Giovanni Visconti, un’assenza che sicuramente si sentirà in gruppo…
«Mi è dispiaciuto davvero tantissimo quando Giovanni ha deciso di lasciare. Quando alla Tirreno si è fermato io ero con lui, volevo fermarmi anche io e scendere dalla bici, sarebbe stato un modo per convincerlo a non mollare, ma quel suo ritiro significava proprio che era arrivato il momento di smettere. Purtroppo ha passato un periodo difficile, mi dispiace moltissimo sia a livello di squadra che in modo personale, per me è come un fratello maggiore che è stato di grande ispirazione, è un uomo di esperienza che manca a tutti. Ci sentiamo praticamente ogni giorno e non vedo l’ora di ritrovarlo, magari in partenza o all’arrivo di una delle tappe del Giro».