Tra Joseph e Thomas Pidcock c'è una differenza di due anni e otto mesi. “Il divario di età con mio fratello Tom non è poi così grande, ma lui mi è d’ispirazione per quello che sto facendo in campo ciclistico - spiega Joe il più piccolo dei fratelli Pidcock -. Mi rassicura sul fatto che anch’io posseggo delle buone chance per fare bene. Abbiamo le stesse capacità e caratteristiche, ma lui è uno dei migliori giovani ciclisti al mondo e a volte mi aspetto di essere a quel livello, cosa che non sono”.
Tom è nato il 30 luglio 1999, Joe il 20 marzo 2002. Tom è passato professionista quest’anno, con la Ineos Grenadiers, e subito si è fatto largo nella massima categoria vincendo la Freccia del Brabante e le Olimpiadi di Tokyo nella Mountain Bike: è stato quinto alle Strade Bianche, secondo all’Amstel Gold Race, sesto al mondiale su strada e alla Freccia Vallone, quindicesimo alla Sanremo. Ha corso perfino la Vuelta di Spagna, il suo primo grande giro. Joe ha esordito tra gli under 23 con la Groupama Conti FDJ Continental chiudendo la stagione con una buona serie di piazzamenti, correndo nel nostro Paese il Piccolo Lombardia, il Giro del Belvedere e il Gran Premio Sportivi di Poggiana.
Tom è sulla bocca di tutti, si aspettano che anche tu lo sarai?
“E’ normale che dicano queste cose e un po’ mi mettono sotto pressione, ma sono in molti che si aspettano qualcosa da me senza fare paragoni con Tom. La scelta di correre per una squadra francese mi è servita per allontanarmi da tante chiacchiere. Avrei potuto rimanere benissimo a casa mia, in Gran Bretagna con la Trinity, ma in questa squadra ha corso Tom e la pressione su di me era troppo alta”.
Joseph va in bicicletta da quando aveva meno di 8 anni. Prima di lui l’ha fatto il padre e naturalmente Tom.
“La mia prima gara è stata su strada. A mio padre Giles piaceva il ciclocross perché significava avere due biciclette. Ho fatto un po’ di mountain bike quando ero piccolo e potrei ricominciare in futuro, ma il ciclocross non è mai stata la mia grande passione, ad essere sincero non mi piace. Non ne sento il bisogno. Fa freddo, spesso si corre sull'umido e il bagnato, c’è il fango, ci si sporca facilmente. Poi significherebbe sacrificare alcuni mesi della stagione su strada. In questo senso non assomiglio per niente a Tom, lui è un campione di ciclocross e lo dimostra ogni qualvolta s'impegna in questa specialità”.
Che giudizio dai alla tua prima stagione tra gli under 23?
“All’inizio è stato difficile, soprattutto dopo aver disputato solo cinque gare l’anno scorso. Ho incontrato delle difficoltà a finire nel gruppo di testa le prime corse, ma sono migliorato nel tempo. I primi risultati sono arrivati al Tour de la Mirabelle (Francia) dove mi sono classificato secondo nella seconda tappa, ho fatto anche un buon prologo, poi il terzo giorno non mi sentivo bene e ho dovuto abbandonare. Quel secondo posto è stato però una bella sorpresa, non me lo aspettavo. Mi ha sbloccato e la mia stagione ha preso una piega diversa”.
In seguito Joe ha ottenuto altri piazzamenti tra i primi dieci di cui un sesto al Tour dell’Alsazia, un quinto al Kreizh Breizh Kreizh, ventesimo a Poggiana .
Pidcock è ormai un cognome pesante, è una pressione?
“A volte sì. Mi è capitato a una gara che prima della partenza avevo l’ansia e la sensazione era di quella voler togliere il mio nome dall’elenco dei partenti. Non so perché. Sentivo così tanta pressione che volevo andarmene, ma poi è passata. Anche quando ho la sensazione che potrei vincere, penso di non potercela fare. Forse dovrei avere più fiducia in me stesso”.
Oltre ad andare in bici il giovane Pidcock è un grande appassionato di arte ed è bravo anche a dipingere: “Mi ha sempre affascinato fin da quando la studiavo a scuola. In questi anni ho dipinto alcune delle mie scarpe da corsa. Non credo che le indosserò mai, perché sono troppo belle e originali. Ho messo delle foto su Instagram, ma non avrei mai pensato che ci fosse un grande interesse tra gli appassionati di ciclismo, ma è qualcosa che mi ha fatto piacere. La moglie di George Bennett (il professionista neozelandese della Jumbo Visma) fa la stessa cosa ma lei è davvero molto brava. Non credo di essere al suo livello, ma mi piace farlo”.
(foto credit: Équipe cycliste Groupama-FDJ/Nicolas Götz)