Nel ciclismo maschile è stato Matteo Trentin a portare l’ultima medaglia mondiale all’Italia nella categoria elite. Era il 2019 quando il ragazzo di Borgo Valsugana conquistò la medaglia d’argento nello Yorkshire, al termine di un duello con Mads Pedersen che salì sul gradino più alto del podio. Quello fu un Mondiale duro, segnato dalla pioggia e dal vento e Matteo riuscì a resistere fino al termine della corsa, anche se quell’argento, per lui, resta una grande delusione. C’è un conto aperto per il trentino e il Mondiale, un anello che potrebbe finalmente chiudersi qui in Belgio.
«Abbiamo guardato con molta attenzione il percorso. Alcuni tratti sono gli stessi del Brabante, ma la differenza la farà il percorso di Lovanio». Alcune salite sono le stesse della Freccia del Brabante, mentre altri tratti verranno percorsi al contrario dai corridori rispetto al senso tradizional. Sarà una gara difficile su un percorso molto tecnico che farà sicuramente la selezione. «Le salite non sono quelle che ti spezzano le gambe, ma sono inserite in un contesto dove le difficoltà sono tante, per tanto saranno un ulteriore ostacolo in corsa. Sarà una corsa molto dura con un percorso estremamente tecnico».
Trentin è in camera con Sonny Colbrelli, i due azzurri sono amici e insieme hanno decise di condividere la stanza. «Parliamo della corsa ma non solo, ma poi ognuno di noi il percorso lo guarda con i propri occhi e noi siamo stati in camera insieme tante volte e abbiamo visto che funziona bene e quindi perché cambiare?».
I belgi sono favoriti ma non ci saranno soltanto loro e Trentin, più che pensare a quello che faranno gli altri, preferisce concentrarsi su ciò che dovrà fare in corsa. «Ho sentito parlare delle polemiche tra Remco e Van Aert, ma onestamente sono cose che non mi riguardano, vedremo domenica cosa succederà. Sono una squadra forte, ma anche la Danimarca e la Slovenia hanno uno squadrone, poi se vogliamo parlare di squadre importanti, io direi che ci siamo anche noi».
La nazionale italiana sarà formata da Trentin, Colbrelli, De Marchi, Ulissi, Nizzolo, Bagioli, Ballerini e Moscon, corridori forti che sanno fare gruppo. «La nostra è una squadra con molte carte da giocarsi, possiamo inserirsi in molte azioni e questo farà la differenza». Matteo ha portato al ciclismo italiano l’ultima medaglia maschile nella categoria elite. Il corridore della UAE Emirates aveva conquistato la medaglia d’argento nel 2019 nello Yorkshire, finendo alle spalle di Mads Pedersen. Per Trentin quell’argento non fu una conquista, ma un oro mancato, dove la delusione fu tanta.
«Mi sono avvicinato molto alla maglia iridata e poi non l’ho presa. Posso dire che si può sempre migliorare e che in corsa si va sempre per vincere. Non ho conti in sospeso con il Mondiale, quel giorno Pedersen fu più forte di me e con molta onestà posso dire che non ho commesso errori e quel giorno lui fu più forte e non c’è altro da dire».
Sonny e Matteo saranno le punte della nostra nazionale, i due capitani che potranno giocarsi la vittoria. «Abbiamo dimostrato di poter andare bene, stiamo facendo belle cose, ma in squadra non ci siamo solo io e Sonny. Siamo una squadra, un gruppo forte ed è bello poter appartenere ad una squadra che corre per cogliere il risultato migliore. Noi daremo il massimo e sappiamo di essere un ingranaggio di una grande macchina e ognuno di noi ha il proprio ruolo e sarà questo che ci porta ogni volta a ottenere risultati importanti».