Umberto Marengo ama attaccare, è un sentimento fortissimo che si sente dentro e non ha paura ad ammetterlo. Ad ogni occasione buona spinge sui pedali ed evade dal gruppo, inizia la sua magica avventura, è come se restare tra la massa gli dia fastidio, ma guai a chiamarlo battitore libero perché per ogni corsa la sua squadra viene messa al primo posto. È un uomo perfetto per la Bardiani CSF Faizané dove l’andare in fuga è un po’ come pane quotidiano: quando Roberto Reverberi durante la riunione mattutina pianifica la tattica della giornata, Umberto è sempre uno dei primi ad accettare la sfida, senza se e senza ma, con tanta forza nel cuore e nelle gambe.
Al Giro d’Italia lo stiamo imparando a conoscere, in fuga sin dalla prima tappa, inseguendo un sogno grande grande. «Uno dei primi ricordi legati al ciclismo ha proprio come protagonista il Giro d’Italia - confida Marengo a tuttobiciweb -: era il 1998, gli anni in cui c’erano Pantani, Garzelli e Simoni che si davano battaglia per la conquista della rosa. Mi ricordo l’emozione a bordo strada accanto a mio padre con i ciclisti che passavano, tutta la gente intorno creava un grande abbraccio, era come vivere un sogno». Per anni Marengo ha cullato il sogno di fare parte di quella corsa magica, di trovarsi al centro di un turbine di emozioni come gli atleti per cui tifava da bambino, ci è riuscito quest’anno proprio con partenza dal suo Piemonte e lo sta affrontando da assoluto protagonista.
Dall’esterno sembra facile andare in fuga, guardarsi attorno ed infilarsi subito nel primo tentativo di giornata, eppure dietro tutta questa apparente scioltezza c’è racchiusa una vera e propria arte di cui Marengo sembra esserne un maestro. Quest’anno è già stato all’attacco alla Milano Sanremo e al Giro sta dimostrando di essere pronto a dare tutto se stesso, dopo tutto ci sta anche facendo l’abitudine. Attacco dopo attacco occupa le prime posizioni delle classifiche della combattività e dei traguardi volanti. «Amo pensare al Giro giorno per giorno, ogni sera resetto tutto così la mattina successiva sono pronto a ripartire di nuovo all’attacco - prosegue -: andare in fuga è difficile, occorre un certo tipo d’occhio, bisogna studiare gli avversari e capire quando è il momento giusto e soprattutto quale sarà il tentativo vincente. Ogni giorno ci sono tantissimi corridori che vogliono andare all’attacco, c’è una vera e propria lotta di tutti contro e tutti, una lotteria in cui per avere successo bisogna tentare ancora e ancora».
Esiste una vera e propria competizione tra gli attaccanti nati, quest’anno Umberto Marengo ha trovato sulla sua strada due e veri e propri duri da morire, Simon Pellaud e Dries de Bondt, quasi ogni giorno compagni di fuga, ma anche avversari in queste speciali classifiche. Spesso insieme in fuga in gruppo si scambiano occhiate di sfida e si studiano aspettando l’uno la mossa dell’altro. Lo svizzero dell’Androni è il leader della fuga Bianchi, mentre il portacolori del team Alpecin Fenix è il leader dei traguardi volanti. Marengo è secondo in entrambe le classifiche e oggi sarà l’ultima occasione a sua disposizione per raccogliere i pochi punti disponibili per salire premiato sul podio di Milano. Mentre tutti saranno concentrati sulla battaglia per la rosa, lui vivrà la sfida nella sfida e ci assicura che farà di tutto per portarsi a casa il suo piccolo traguardo, serviranno occhio e sangue freddo ma anche un briciolo di fortuna. «Oggi mi gioco tutto, o la va o la spacca, ormai ognuno ha le energie al lumicino. Riuscirò ad andare in fuga? pPenso che lo scopriremo insieme solo vivendo...».