In questo Giro che lievita come una bella torta e monta come una buona maionese, con l'assolo finale di Bernal che vale da solo il prezzo del biglietto, non dobbiamo comunque perdere di vista alcuni dettagli sostanziali.
Uno: siamo ancora all'inizio, finora sono più tappe da Tirreno-Adriatico che da grandi giri, parlo di chilometraggi e altitudini.
Due: lo spettacolo è molto superiore alle aspettative, perchè i due rivali che credevamo mezzi convalescenti si stanno finora rivelando tutti interi, con ulteriori margini di miglioramento, per cui l'idea che questo Giro 2021 davvero possa passare alla storia come il primo autentico duello tra Bernal e Evenepoel non è solo un sogno di mezza estate (scorsa), ma una possibilità molto concreta.
Tre: certo la vittoria di Bernal è strepitosa, ma conoscendolo a me non stupisce tanto che riesca a battere i nemici a quel modo, quanto che batta il mal di schiena. Lo dico perchè dal mio punto di vista questo è il vero tema, da qui alla fine. Se Bernal supera o sopporta i dolori che lo tormentano da mesi, questo Giro non ha storia. Se invece salendo di chilometri e di fatica tornano fuori, tutto può essere. Questo per dire che il vero duello, ancora prima del duello Bernal-Evenepoel, da qui in avanti sarà Bernal-salute. E non è detto che questo secondo rivale non si riveli ancora più forte del primo. La schiena è una brutta bestia, per i sedentari adiposi e per i fenomeni della salita.
Qui la chiudo con le riflessioni a margine della grande giornata, perchè mi preme di buttarmi a pesce sulla vera euforia, almeno per me: visto in azione Moscon, visto in azione Ciccone, la mia depressione compulsiva sullo stato del ciclismo italiano subisce una salutare scossa elettrica.
L'andatura e la cattiveria di Moscon per scaraventare il suo capitano sull'ultimo tratto sterrato mi ha veramente incantato. Un po' esaltato, lasciandomi un po' andare con la fantasia, già mi sono visto Moscon sulla pietra della Roubaix, magari con pioggia e fango, negli ambienti giusti per le belve della sua specie. Ma restando con i piedi per terra, mi tengo stretto anche solo questo Moscon: c'è la conferma, spero non sia sfuggita al motoct Cassani, che abbiamo sottomano un motore di grossa cilindrata, capace di sviluppare molti cavalli, se solo un giorno si riuscirà a scatenarli nei tempi e nei modi giusti, sui tracciati giusti.
Nell'attesa, passo a Ciccone. E' evidente: da Ascoli in poi, ha mandato in corsa il suo gemello lucido, freddo, calcolatore. O forse è il capo Guercilena che l'ha attaccato al muro, o forse il capitano Nibali, o forse tutti e due, o forse l'intera comitiva della Trek Segafredo. Resta il fatto che questo gemello saggio di Ciccone è un'altra cosa e un'altra storia. Una storia ancora tutta da scrivere, perchè il Giro sta soltanto cominciando, ma sicuramente una storia sensata, ragionata, ben scritta. Basta, a ramengo il Ciccone generoso stile Ciccio Graziani. Benarrivato all'altro Ciccone, che sa trattenersi, sa gestire, soprattutto sa pensare. Con una balia e un confessore come Nibali lì vicino, non può che migliorare. E' solo all'inizio, ma ce lo teniamo stretto.
Chiamiamolo Ciccone il temporeggiatore, come Quinto Fabio Massimo, finalmente capace di entrare in scena al momento giusto e nel modo giusto. Spero tanto che la tattica di Campo Felice non resti Felice un giorno solo, ma sia la prima di tante volte. E chi ci dice che alla fine, oltre alla schiena, oltre a Evenepoel, Bernal non si ritrovi sempre tra i piedi proprio Ciccone Due, quello intelligente.