Chi vi scrive ha raccontato l'altroieri per tuttobiciweb la tappa di Sestola del Giro d'Italia 2021, quella in cui Alessandro De Marchi ha messo da parte la fatica per i compagni e ha dato fondo a quella per se stesso. Quella in cui l'eterno fuggitivo, che spesso a fine gara si prende i complimenti dopo aver visto il gruppo scavalcarlo e altri colleghi mettere trionfi in bacheca, ha deciso di vestire lui i panni del big.
Nell'assistere all'impresa del quasi 35enne (la prossima settimana) della Israel StartUp Nation, chi vi scrive aveva la pelle d'oca come tanti di voi. Ma gli si conceda quest'azzardo: forse era un pochino più emozionato di tanti di voi. Perché esattamente un anno fa ha avuto il piacere di intervistare De Marchi per il numero di maggio 2020 del mensile TuttoBici. Durante il lockdown, una chiacchierata davvero a tutto campo, ricca di contenuto umano oltre che sportivo, che ha lasciato la sensazione di aver parlato con un grande. Con un vero lottatore.
Lottatore in gara, con quella generosità sempre votata al buon nome del team, a tirare e a "fuggire", ben apprezzata dal c.t. Cassani. E lottatore nella vita, in prima linea per la sicurezza e il rispetto verso i ciclisti, oltre che portabandiera (o meglio, portabraccialetto) della campagna per Giulio Regeni, friulano come lui: «Noi sportivi professionisti abbiamo la fortuna di avere i riflettori puntati addosso. Per questo, da sempre avverto una sorta di responsabilità nel provare a far passare messaggi utili e dare il buon esempio» ci disse allora.
Così come ci disse che la sua vittoria preferita, tra le cinque conseguite in undici anni di professionismo, era proprio l'ultima, il Giro dell'Emilia 2018, dove si era messo alle spalle Uran, Nibali e altri big. Le vittorie ufficialmente sono rimaste cinque, ma il secondo posto messo a referto alle 17:20 di martedì 11 maggio 2021 vale come un primo. Vale la leadership della classifica generale della Corsa Rosa. A quasi due anni dalla caduta al Tour de France che gli procurò fratture a spalla e costato. A quasi un anno da quando la CCC ha annunciato la chiusura della bottega e De Marchi si è trovato a dover cercare una nuova sistemazione.
Sistemazione presto trovata: l'ambiziosa struttura di Sylvan Adams che ora, priva dello sfortunato lettone Neilands dalla prima serata del Giro, conta sei uomini, tra cui il capitano designato Dan Martin, a proteggere la preziosa maglia del capitano inatteso. Ieri è stato un gioco da ragazzi, oggi si torna a salire. Ogni giorno un esame, ogni giorno un sogno da tramutare in concretezza. Tutta la concretezza di cui è fiero portatore il Rosso di Buja. Pardon, il Rosa di Buja.
"Oh we can be Heroes, just for one day" c'insegnava David Bowie. Alessandro De Marchi lo è da due giorni e lotterà, come sempre fatto in carriera, per continuare a esserlo il più possibile.