L’incredibile anno della Sunweb è racchiuso tutto nelle parole di Iwan Spekenbrink, il Ceo del team tedesco: «Non volevamo un sosia di Tom Dumoulin e abbiamo vissuto uno straordinario 2020».
Poche persone avrebbero scommesso sul team tedesco dopo il passaggio di Dumoulin alla Jumbo-Visma, ma i successi sono arrivati e la squadra ha dimostrato che puntando sui giovani si può vincere. «Sapevamo che avremmo vissuto un buon anno - ha detto Spekenbrink a NOS –: dirlo dopo i risultati ottenuti sembra facile, ma noi eravamo certi di portare a casa qualcosa di importante».
Le parole di Spekenbrink però erano già note nel 2019, quando ai media tedeschi disse: «Come andare avanti senza Dumoulin? Stanno arrivando nuovi talenti, dei veri pezzi unici, ma non voglio fare nomi, saranno i risultati a parlare».
I giovani talenti sono arrivati, così come i risultati, come quelli di Marc Hirschi, il ventiduenne svizzero che quest'anno ha stupito con i suoi assoli al Tour de France, la vittoria alla Freccia Vallone e il terzo posto al Mondiale di Imola. Oppure quelli di Jai Hindley, che da quasi sconosciuto è arrivato secondo al Giro d’Italia.
Invece di puntare su un corridore dalla caratteristiche simili a Dumoulin, nello scorso inverno la Sunweb aveva deciso di cambiare completamente rinnovandosi. «Tom è ovviamente un ottimo ciclista. Ma quello che non volevamo assolutamente era cadere nella trappola di cercare un sosia di Tom, perché non ci sono molti corridori che oggi possono essere meglio di lui».
Spekenbrink credeva nei suoi giovani, come Hyndley che è arrivato giovanissimo e ha avuto la possibilità di maturare, dimostrando le proprie capacità al momento giusto. «Abbiamo puntato su corridori che in futuro potranno certamente diventare bravi quanto lo è ora Dumoulin. Abbiamo preferito lavorare sul loro miglioramento, perché questo alla fine ci permetterà di raggiungere i nostri obiettivi più grandi».
Il numero uno della Sunweb ammette che far crescere giovani talenti non è facile, perché bisogna trovare il giusto approccio e andare alla ricerca di continui stimoli, per portarli a migliorare giorno dopo giorno.
«Il nostro è un lavoro impegnativo, dobbiamo essere curiosi e pensare a come influenzerai positivamente i corridori. Dobbiamo analizzare i dati, fare le prove nella galleria del vento, effettuare le ricognizioni dei percorsi, analisi tattiche, insomma tutto ciò che ci può essere utile a rendere i nostri corridori migliori. E non è un compito semplice».
Sunweb ha dimostrato di saper usare una grande tattica sia al Tour che alla Vuelta e spesso l’abbiamo vista nel gruppo di testa con due o tre corridori.
«Sapevamo che le nostre possibilità erano concentrate sulle vittorie di tappa. Conoscevamo i nostri avversari e i nostri uomini. Abbiamo corso cercando di anticipare le azioni degli altri».
Poi si arriva alla questione del Giro d’Italia con i corridori Sunweb su due gradini del podio, ma non su quello più alto. Prima c’è stato Wilco Kelderman, il ventinovenne olandese che ha vestito la maglia rosa con un vantaggio di 2 minuti e 42 secondi sul vincitore finale Tao Geoghegan Hart e in molti si sono chiesti perché non sia stato subito scelto Hindley. «C'erano ancora diverse tappe di montagna da fare e in quel momento, sapevamo che Tao Geoghegan Hart era leggermente più forte di Wilco. Tornando indietro non cambierei nulla, sono convinto che abbiamo corso nel modo migliore. Al Giro hanno gareggiato 176 corridori e noi siamo riusciti a metterne due sul podio, non è una cosa da tutti».
Per quanto riguarda il futuro, la Sunweb punterà ancora sui suoi giovani, ma questa volta non si accontenterà delle vittorie di tappa: l'intento dicharato è quello di conquistare il gradino più alto di un grande giro.