Daniela Isetti, raggiunta telefonicamente da tuttobiciweb, ammette di pensare alla poltrona di numero uno della Federciclismo. «È un’ipotesi suggestiva che confermo – dice il vice presidente vicario della Federazione Ciclistica Italiana -. Anzi è qualche cosa di più di una ipotesi ma non possiamo parlare di ufficialità perché una candidatura diventa ufficiale con la presentazione delle liste e di un programma condiviso».
Come ha maturato la decisione?
«Mi piace molto stare a contatto con la base del movimento. Dopo due mandati da vicepresidente in cui ho avuto apprezzamenti ho capito di poter proseguire il percorso di crescita portando la mia passione e la mia esperienza».
Come si immagina la Federazione del futuro?
«Auspico che si possa lavorare per semplificare e snellire le procedure; mi piacerebbe che la Federazione sia rispettosa della propria storia ma al tempo stesso abbia una immagine ancora più moderna accattivante, soprattutto per le nuove generazioni. Una Federazione multidisciplinare che sappia dare risalto alle varie specialità e discipline di cui è composta».
Ha parlato con il presidente Di Rocco della sua idea di candidarsi?
«Sì, chiaramente ci siamo confrontati, come facciamo da anni. Il presidente non ha manifestato nessuna preclusione a questo mio percorso, anzi».
Per la corsa alla presidenza il suo nome si aggiunge, per il momento, a quello di Silvio Martinello mentre il presidente Di Rocco non ha ancora sciolto le proprie riserve, secondo lei cosa farà? Pensa ci possano essere altri candidati all’orizzonte?
«In tanti mi chiedete cosa farà Di Rocco, personalmente non lo so. Bisognerebbe chiederlo a lui. Altri nomi? Ho letto di una ipotesi Dagnoni, però francamente non so se questo corrisponda al vero... (contattato da tuttobiciweb, il presidente del Comitato Regionale Lombardo Cordiano Dagnoni al momento non conferma questa ipotesi, anche se bisogna dirlo, non ha neppure smentito: insomma, la situazione è in piena evoluzione, la partita a scacchi è solo all’inizio, ndr)».
Il mondo vive un momento difficile, la stagione ciclistica 2020 è stata portata in porto; in Italia abbiamo ospitato diversi grandi eventi, Mondiali su strada a Imola ed Europei su pista a Fiorenzuola ad esempio. Cosa ci sta insegnando la pandemia?
«Il Covid-19 ci ha tolto molto ma, come dico sempre, il ciclismo è uno sport resiliente. Ovviamente questo periodo non aiuta ma il nostro è uno sport che si pratica prevalentemente all’aria aperta e pedalare fa bene, non dimentichiamolo. Io prediligo il rapporto umano ma, in questo periodo, anche la tecnologia ci sta aiutando nella formazione. Stiamo erogando un corso riservato alle scuole di ciclismo per dare l’opportunità di conoscere diversi modi di intendere e declinare la pratica ciclistica; senza dimenticare i corsi di formazione agli atleti. Insomma, anche per noi e soprattutto per noi, per restare in equilibrio e andare avanti, non ci resta che pedalare».