Carapaz ha attaccato e ha lottato fino alla fine. Senza squadra e senza sostegno da parte del gruppo, la “Locomotora de Carchi” ha tentato il tutto per tutto per vincere la Vuelta, ma così non è stato. Il capitano della Ineos Grenadiers fino all’ultimo ha provato a vincere e forse, oggi, si sarebbe aspettato un aiuto dalla sua ex squadra, la Movistar, lasciata solo scorso 31 dicembre.
Questo non è successo e la formazione spagnola ha finito per "aiutare" Roglic, proprio nel momento in cui lo sloveno era maggiormente in difficoltà e facilmente attaccabile.
«Non ho commenti sulla Movistar, ogni squadra cerca il proprio interesse e decide come fare la propria corsa: così l’ecuadoriano, in modo diplomatico, ha commentato la condotta in gara della Movistar.
Intanto le polemiche sulle scelte tattiche della Movistar stanno inondando i social network: in molti sostengono che il team spagnolo avrebbe volutamente favorito Roglic a svantaggio dell’ecuadoriano.
Cme detto, Carapaz passa oltre e commenta: «Il mio avversario è stato molto bravo e tutto sommato sono molto contento di come è andata la corsa. In questa Vuelta siamo stati sempre in lotta e sono molto soddisfatto perché ho ottenuto un ottimo podio».
L’ecuadoriano conosceva bene la salita all’Alto de La Covatilla perché nel 2018 l’aveva affrontata al fianco di Nairo Quintana e Alejandro Valverde. Ha attaccato a tre chilometri dalla fine per cercare di sorprendere Roglic, ma da solo è riuscito solo a recuperare alcuni secondi, che non sono bastati per capovolgere il risultato.
«Sono molto contento per il grande impegno ma anche per come abbiamo mantenuto l’equilibrio, ho la consapevolezza di poter dire che ho lottato finchè ho potuto, difendendo i colori della mia squadra».