Un Fernando Gaviria motivato e sorridente quello che si è presentato questa sera in videoconferenza zoom alla vigilia del rientro agonistico, programmato per martedì alla Vuelta a Burgos, dove dividerà con Fabio Aru i gradi di capitano della UAE Emirates.
Il colombiano è entrato subito nel vivo del meeting virtuale spiegando come sia stato difficile per lui allenarsi senza obiettivi e corse.
«È stato un periodo davvero complicato anche e soprattutto per la mancanza di motivazioni. Ma da un mese a questa parte abbiamo un calendario e tutto è diventato più semplice. Ora non si vede l'ora di ripartire...».
Sei stato malato di Covid, pensi che il tuo fisico ne abbia risentito?
«Non lo so. Non ne sono sicuro, ma mi sono allenato e mi sono sentito bene e in bici ero come sempre. Quando mi sono ammalato negli Emirati Arabi non sapevamo cosa potesse succedere. Ora sono tranquillo e spero tutto vada bene già dalle prime corse. Allenarsi senza gare non è stato semplice, lo ripeto, ora tutto sarà più semplice anche se i protocolli rappresenteranno un'ulteriore fatica per corridori e staff. Quanto al Covid, sono stato ricoverato in ospedale per la febbre e per un paio di giorni le cose non sono andate bene. Alla fine, per fortuna, il virus non mi ha colpito in maniera forte anche se sono stato costretto per un mese a restare in ospedale».
E ancora: «Ovviamente in quel periodo il ciclismo è passato in secondo piano: come sapete, anche in Colombia ci sono state molte vittime. Già tornare a correre rappresenta una soddisfazione enorme. Non ci sono stati test con gli avversari, ma siamo contenti così: come tutti, anche noi avevamo bisogno di stare in corsa. E' meraviglioso».
Torniamo agli Emirati: non deve essere stato facile stare in ospedale in un paese straniero.
«In effetti ho passato giornate molto difficili in ospedale. Ma se vogliamo è stata una fortuna prendere il virus proprio negli Emirati perchè il team ci ha messo a disposizione tutto, medici, assistenza e quant'altro. Ricordo bene che certi giorni mi svegliavo felice perchè pensavo di poter uscire, ma il test era sempre positivo. In più si è aggiunto il fatto delle frontiere che si stavano chiudendo e la preoccupazione cresceva. Una volta rientrato in Colombia ho fatto un'altra quarantena a casa di un'amico, isolato: l'ho fatto per la sicurezza di tutti e della mia famiglia. C'era comunque tanta gente che stava peggio di me e quindi non mi lamento».
Quale sarà il tuo calendario?
«Parto con Burgos ma il mio obiettivo più importante è il Giro. Dell'Italia mi piace la gente e il tipo di corsa, il cibo. Tutto».
Il ciclismo ha sofferto un duro colpo: avverti la responsabilità di tornare a fare spettacolo?
«Quello che stiamo vivendo è un momento nuovo per tutto il mondo. Siamo dei privilegiati perché siamo degli sportivi e abbiamo un ruolo importante come entertainement in un mondo colpito in modo così grave da grandissime preoccupazioni. Noi ci batteremo per offrire spettacolo anche in questo momento».
Hai sentito i colleghi in questi mesi? Avete fatto ancora più gruppo?
«Ho sentito i colleghi come Sagan, Viviani ed altri. In bici siamo rivali, ma fuori no, fuori saremo amici per sempre, questo è lo sport».
Come ti immagini la Sanremo d'estate, senza tante gare di avvicinamento e con una temperatura alta?
«La Sanremo è sempre stata una corsa speciale. In questo caso sarà più difficile, per via del caldo e delle tante ore in bici. Siamo tutti preparati, comunque, e alla fine credo che sarà la corsa di sempre, con gli stessi protagonisti».
Come potrebbe cambiare il tuo status di ciclista con la vittoria in un monumento?
«Quando un corridore vince una classica vede cambiare la sua vita ed entra nella storia. Non tutti vincono questo tipo di corse. Non posso dire cosa cambierà perchè prima un monumento io lo devo vincere».
Sarà una ripartenza a suon di sorprese?
«I corridori dovranno adeguarsi, correremo la Sanremo con il caldo e il Giro con il freddo. Qualche cosa cambia di sicuro, un giorno di inverno alla corsa rosa scompiglia le carte».
Potrebbe esserci un effetto di ricaduta sul 2021 con una stagione che termina così tardi?
«Credo che cambierà un po' il programma dei corridori, ma la cosa importante sarà avere il virus a disposizione per ritrovare serenità».
Gli sprinter avranno più pressione?
«La stagione è concentrata in 100 giorni, ci saranno pressioni per via delle squadre in crisi, ma la questo fatore è sempre esistito nel nostro sport e sempre sarà così».
Spiegaci la scelta del Giro.
«E' stata una scelta del Team, ma è una decisione che condivido».
In queste settimane ti sei dedicato più ad allenamenti di intensità o di fondo?
«Ho lasciato ogni decisione al mio allenatore. E alla fine a me sembra di aver fatto il lavoro di sempre. Comunque speriamo di riuscire a ritagliare lo spazio di qualche notizia sportiva nei TG. In Colombia la situazione è peggiorata, spero tutto vada meglio: io proverò a regalare un po' di serenità con le mie prestazioni».