Chi promette che si allenerà di più e chi meglio. Chi promette che non mangerà più la cioccolata e chi i gelati. Chi promette che non berrà più vino e chi birra. Chi promette che appena tornato a casa laverà e pulirà la bici, chi promette che appena tornato a casa darà una mano facendo la spesa o passando lo straccio o ordinando la scrivania, chi promette che appena tornato a casa darà un bacio alla consorte o un abbraccio ai bambini o ringrazierà Dio.
Chi promette che non succhierà più la ruota o non farà più l’elastico. Chi promette che non si attaccherà più alla macchina e chi al tram. Chi promette che la prossima volta porterà non una, ma due, anzi tre camere d’aria di scorta. Chi promette che da oggi, da stavolta, da adesso in poi metterà le lucine davanti e dietro perché non si sa mai. Chi promette che non prenderà più medicine nel senso delle bombe.
Chi promette e mantiene la promessa e chi no, se ne dimentica, se ne scorda, la rimanda, una più una meno, ma sì dai. Promesse infrante.
Elizabeth Buchan, inglese, ha scritto il romanzo “Il museo delle promesse infrante” (Editrice Nord, 396 pagine, 18,60 euro): Laure lo creò a Parigi per conservare il suo ricordo più doloroso, quello della notte in cui dovette dire addio al suo vero grande amore. Giordano Martinelli lo sta creando a Barga, in Garfagnana, Toscana, nella Casa Cordati: “Ognuno potrà portare un oggetto che simboleggia una promessa infranta, subita o inflitta, e una proposta di didascalia”. La sua: “Una ciotola di cibo per gatti con una scatoletta chiusa e la didascalia ‘ti avevo promesso che saresti tornato’, che dissi a Ombra, il mio gatto (ma soprattutto a me stesso), quando uscimmo per l’eutanasia, dopo che fu stabilito che il cancro al fegato aveva ormai preso il sopravvento”.
Non è indispensabile spedire l’oggetto a Casa Cordati, forse è sufficiente soltanto l’idea, il pensiero, la dedica, soprattutto la didascalia. Elizabeth Buchan ne è convinta: “Nella maggior parte dei museo sono gli esperti a fornre le informazioni. Nel nostro siete voi, il pubblico”. Divertenti o tragiche, passeggere o permanenti, decisive o effimere. Magari anche ciclistiche.