«All’inizio, l’emergenza coronavirus sembrava una parentesi, una cosa non troppo lunga e gestibile. Adesso la situazione è complicata e il malumore monta. Gli atleti, lo staff e tutti componenti del team scalpitano per capire cosa succederà, per sapere cosa faremo e in che modo.». Sono queste le prime parole che Omar Piscina, Team Manager della formazione Continental Casillo – Petroli Firenze – Hopplà consegna a tuttobiciweb quando lo contattiamo per avere la sua impressione sul momento che stiamo vivendo. Il quarantatreenne dirigente emiliano sottolinea: «Abbiamo bisogno di indicazioni e risposte da chi governa, è urgente».
Quali sono i temi che ritiene maggiormente prioritari?
«Frequentemente mi confronto con i miei colleghi di altri team e di domande ne avremmo tante. Sono cosciente che non è possibile rispondere a tutto perché la situazione è in continua evoluzione ma per provare a ripartire dobbiamo avere almeno delle indicazioni di base, una bozza di protocollo da dove iniziare a ragionare, e queste indicazioni mi aspetto arrivino dal Governo, dal Coni e dalla Federciclismo».
Omar Piscina ci confida anche: «Inizialmente mi ero dato come “dead line” la fine di maggio per avere indicazioni, riorganizzarmi e cercare di ripartire limitando i danni, ma ora la vedo sempre più dura. Attenzione però – chiarisce – non sto dicendo che non si debba ripartire, sono io il primo a voler accompagnare i miei ragazzi alle corse però ci vogliono chiarezza e sicurezza: devo sapere se, e come, posso portare gli atleti in macchina, come si devono comportare i massaggiatori e cose di questo tipo». E ancora: «Ho apprezzato e condivido, quanto ha scritto nei giorni scorsi il direttore Stagi sul vostro sito. Chi deve decidere lo deve fare. A volte ci vuole coraggio».
Sul piano atletico è possibile fare una valutazione della squadra al momento?
«Ho la fortuna di avere due validissimi tecnici come Faresin e Provini che seguono i corridori proponendo loro programmi d’allenamento adatti al momento ma è innegabile che non sia facile. I ragazzi si rendono conto della situazione di incertezza e come detto prima scalpitano. Anche le famiglie sono d’aiuto, e questo è un bene».
Covid-19 e crisi economica. Come crede cambierà il ciclismo?
«Certamente nel nostro sistema la crisi porterà alla luce problematiche legate alle sponsorizzazioni, basti pensare alle notizie che arrivano dal World Tour. La mia preoccupazione non è legata al 2020, ma piuttosto per i prossimi anni, al medio termine. Non dimentichiamoci che in moltissimi casi nelle categorie minori è la passione per la bici a spingere gli imprenditori ad investire ancor prima del ritorno d’immagine. Con la crisi credo ci sarà bisogno di ripensare il modo di fare ciclismo: fino ad ora i team dilettantistici e Continental hanno preso ad esempio i top team professionistici cercando di strutturarsi in modo simile. Dovremo cambiare. Ci dovremo ridimensionare, ridurre il numero di corridori, il personale e gli automezzi. Torneremo al ciclismo di 10-15 anni fa. Anche i nostri sponsor vogliono sapere cosa succederà, fino ad ora li ho sentiti per telefono, sto aspettando che ci si possa muovere più liberamente per programmare una visita alle aziende nostre partner con sedi in altre Regioni».
L’esperto manager piacentino invita a riflettere anche su un altro tema: «In questo clima di incertezza, non avendo obiettivi e non avendo chiari tempi di ripresa il rischio è che alcuni atleti o alcuni membri dello staff scelgano di accantonare, temporaneamente, il ciclismo per cercare lavori stagionali».
Argomento importante per capire come sarà la ripresa è quello dei calendari. Quale è il suo pensiero in merito?
«Ho visto date, proposte, spostamenti e sovrapposizioni. Anche in quest’ambito non ci sono ancora certezze. C’è una cosa che ho notato però: la concomitanza tra GiroU23 e Settimana Coppi e Bartali. Il Giro U23 è la gara clou della stagione ma anche la Coppi e Bartali è importante per noi Continental. Questa sovrapposizione ci costringerebbe ad un notevole sforzo economico e organizzativo, mi chiedo: non era meglio mettere il Giro U23 in concomitanza con gare a cui noi Continental non abbiamo diritto di partecipare?».
Come giudica la proposta di “congelare” le categorie?
«Mi sembra corretto, in particolare per le categorie Juniores e Under. Avere il terzo anno da Juniores e gli Under24 darebbe maggiore tranquillità ai corridori. Certo dobbiamo capire come, nella eventualità, verranno gestiti i regolamenti UCI: le gare internazionali saranno aperte agli U24 o, come è successo fino ad ora potremo schierare solo U23? Questa seconda ipotesi non mi trova per nulla d’accordo».
Standardizzerebbe le eventuali modifiche anche per il futuro?
«Inserire il terzo anno da Juniores permetterebbe agli atleti di avere più tranquillità per poter finire il percorso di studi alle Superiori; li agevolerebbe perché sarebbero più vicini a casa per allenamenti e gare; li farebbe crescere con calma dando loro maggiore esperienza nella categoria. Per ciò che riguarda i Dilettanti ho una mia proposta: creiamo una categoria unica prima del Professionismo che raggruppi atleti da 20 a 25 anni. In questa fascia di cinque anni i ragazzi crescono, fanno esperienza, maturano e si mettono in gioco. Alcuni passeranno e altri potranno continuare tra gli amatori».