In questi giorni vi abbiamo descritto uno per uno (clicca qui) i 12 corridori della Kometa-Xstra, team Continental della Fondazione Contador, e abbiamo seguito la presentazione ufficiale per il 2020 (clicca qui). Nel roster, come sappiamo, ci sono anche 4 italiani. Sull’astro nascente Alessandro Fancellu abbiamo già fatto un approfondimento (clicca qui) il giorno prima della presentazione. Ora è il momento di conoscere meglio tutti i nostri connazionali che si stanno giocando alla Kometa le loro chance per i livelli più alti.
Qual è la vostra storia e quale il vostro obiettivo?
Giacomo Garavaglia: «Nella mia famiglia nessuno andava in bici, io giocavo a calcio. Però mi piaceva anche pedalare, e seguendo il consiglio di una sua collega, mia mamma mi fece praticare il ciclismo. Partendo dalla categoria G5 sono poi arrivato tra i dilettanti. L’anno scorso ero alla Colpack, ma una tendinite mi ha condizionato. Ora qui ho un’occasione d’oro». Riccardo Verza: «Mio papà era un professionista, io ho iniziato in G2 e poco alla volta mi sono tolto molte soddisfazioni da junior: ho partecipato a due Mondiali e vinto diverse gare. Dopo un paio d’anni di difficoltà, ho ritrovato me stesso alla Zalf. Qui voglio ritrovarmi ancora di più». Antonio Puppio: «Dopo aver scalato tutte le categorie, l’anno scorso sono arrivato qua e quest’anno mi piacerebbe essere un punto di riferimento».
Ecco, un punto di riferimento. Puppio, a livello di personalità, sembra avere le caratteristiche del leader, pur non essendo il più anziano del gruppo. È lui infatti a fare da “interprete” e “collante” tra il manipolo degli italiani e gli altri elementi del team. Gli chiediamo allora come siano i rapporti con gli altri ragazzi: «Inevitabilmente si tende a fare gruppo con quelli della stessa nazionalità, ma è altrettanto inevitabile andare d’accordo quando si condivide così tanto tempo insieme lavorando seriamente come facciamo tutti noi della Kometa».
Passare tempo insieme è uno degli aspetti principali del professionismo. Com’è l’impatto con la vita in questa categoria?
Risponde Verza: «C’è più serietà, accettano meno errori. Tra i dilettanti diciamo che è permesso un po’ tutto. Qua invece è un lavoro. Stare lontani da casa? Sì, questa è una delle peculiarità più sali di livello, ma pian piano ci si abitua».
E nello specifico, cosa significa essere alla Kometa-Xstra?
Puppio: « Un’importante opportunità per entrare nel grande ciclismo». Garavaglia va più nello specifico: «Non ci fanno mancare nulla, ed è un orgoglio far parte del team di Ivan Basso e Alberto Contador». Interviene Fancellu: «Se siamo qui, significa che hanno puntato su di noi ed è qualcosa che ti stimola».
Dev’essere stato difficile allenarsi la scorsa settimana, qui tra Valencia e Alicante con la tempesta Gloria…
«Il primo giorno ci siamo trasferiti a Benidorm per allenarci. Nei giorni successivi abbiamo svolto attività alternative: palestra e rulli. Una situazione climatica del genere non si era mai vista!»
Qual è il vostro rapporto con gli studi?
Garavaglia: «Ho iniziato con Architettura al Politecnico di Milano, poi però è diventato difficile conciliare tutto e mi sono iscritto a Scienze Motorie in un’Università telematica». Con i giusti compromessi, insomma, si può continuare la propria formazione. Dice Puppio: «Studiavo Matematica ma poi l’ho messa da parte, non per inconciliabilità ma per semplice priorità: avverto il bisogno di mettere tutto me stesso nel ciclismo». Diverso il percorso di Verza: «Mi sono diplomato in una scuola (Istituto Logistico) che permetterebbe già di trovare un lavoro».
Qual è la vostra miglior qualità?
Puppio: «La testardaggine». Garavaglia: «La costanza». Verza: «Il fare gruppo». Fancellu: «Il mettermi a disposizione»
Qual è la gara che vi ha emozionato di più?
Puppio: «Il Giro di Sicilia 2019: ben organizzato e con un pubblico molto caloroso, come sempre al Sud». Verza: «La 3 Giorni Orobica vinta nel 2014 al primo anno da junior». Garavaglia: «Capodarco 2017, quando ero alla Viris: arrivai 7°, ma poche volte ho provato la stessa adrenalina come in quell’occasione! Me la giocai coi primi, e all’arrivo c’era tanta gente assiepata ai lati del percorso».
E la gara che sognate nel vostro futuro?
Esordisce Puppio con un «Non te la dico». Meno scaramanticamente, Verza confessa: «La Strade Bianche, anche perché nel 2014 la vinse il mio idolo Michal Kwiatkowski». Fancellu è sentimentale: «Il Giro di Lombardia: quelle sono le mie strade». Conclude Garavaglia: «Alessandro mi ha anticipato col Lombardia, allora dico la Liegi-Bastogne-Liegi». Insomma, i nostri ragazzi amano le grandi classiche.
Chi sono i vostri modelli?
Verza ci ha già risposto prima, e Fancellu lo conosciamo già (Nibali). Esordisce allora Puppio, che da buon cronoman dice Fabian Cancellara: «Lo vidi dal vivo ai Mondiali di Mendrisio e tantissime volte in tv: un’ispirazione per come interpretava le gare». Garavaglia esprime addirittura due preferenze: «Sembra troppo facile, essendo qui alla Kometa, ma… Alberto Contador, per l’inventiva. E Chris Froome, per la dedizione al lavoro.»
Concludiamo. Siete appassionati di altri sport oltre al ciclismo?
Fancellu: «Il motocross». Verza: «Conor MacGregor. Sì, non seguo le discipline di lotta, ma sono proprio un suo fan». Garavaglia: «Seguo tiepidamente il calcio, sono milanista. E sono un tifoso di Valentino Rossi». Anche Puppio, infine, segue i motori. Del resto, sempre di corse e di ruote si tratta. Ma la strada di questi ragazzi è quella delle ruote mosse dalle gambe. E allora, come si suol dire, gambe in spalla e pedalare. Verso futuri successi.