Arrivare ad essere un corridore professionista è un traguardo dietro il quale può esserci un rovescio della medaglia preoccupante. Come è accaduto a Clément Chevrier, classe 1992, oggi in forza alla AG2er La Mondiale.
Chevrier ha accettato di raccontarsi nel corso di un incontro pubblico a Clermont Ferrand e ha parlato di un grave problema: l’anoressia.
Per arrivare a coronare il suo sogno, questo ragazzo non ha esitato ad inseguire il dimagrimento estremo fino a quando si è ammalato.
«Il peggio è passato ma non sono ancora guarito, lo so bene. Non riesco ancora a mangiare senza pensare a quello che ingerisco, senza calcolare le calorie. È un’abitudine che ho preso. E la maggior parte degli scalatori fa come me».
Dall’abitudine all’ossessione il passo è breve. Quando è approdato alla Chambéry CF (vivaio della AG2R-La Mondiale) Chevrier aveva già un fisico estremamente longilineo: 1,78 m per 60 kg. Un vero fisico da scalatore per un ciclista al quale viene consigliato «perdi quattro o cinque chili e volerai inmontagna». Un consiglio che è l’inizio della fine...
«Ti trovi a vivere in una bolla, chiuso nel mondo del ciclismo. Sei obnubilato da quello che devi mangiare e tutto parte dalle performance che ti vengono chieste per passare professionista. E per me passare prof rappresentava la realizzazione di un autentico sogno. A 18-19 anni si è ancora deboli mentalmente e c’è chi prende le cose più a cuore di altri. Come ho fatto io con il cibo...».
I risultati arrivano e Chevrier alza sempre di più l’asticella: «Per me era un piacere, facevo il mestiere del ciclista, avevo piacere nel correre, nel dimagrire, nel sentirmi sempre più leggero. Non avevo mai voglia di mangiare un dolce, mi bastava un’insalata e possiamo dire che mi nutrivo d’aria...».
Al punto che Clément arriva dove non avrebbe mai pensato: il suo peso scende sotto i 50 chili. Sono i suoi familiari a far scattare l’allarme: lo vedono sempre più magro ogni volta che torna a casa. I suoi amici si accorgono che il suo rapporto con il cibo si è fatto sempre più esasperato.
Un giorno Clément è ospite dei coniugi Bardet: Amandine, la moglie di Romain, versa poche gocce d’olio d’olva nell’insalata e Clément le fa immediatamente notare che "è un po’ troppo". Con pazienza lei gli spiega che non serve misurare le gocce di olio, quanto variare l’alimentazione per conservare il piacere di mangiare senza compromettere la forma e la saluta. E per Chevrier arriva la prima presa di coscienza.
La strada della svolta, Clément la trova negli Stati Uniti. Quando la AG2R decide di non promuoverlo al team WorldTour, Chevrier manda un curriculum vitae ad Axel Merckx. La prima cosa che gli risponde il figlio di Eddy è semplice: “non puoi fare il corridore con quel fisico”.
Proiettato in un mondo dalla mentalità differente rispetto a quella europea, Clément recupera poco a poco.
«In America per me è cambiato tutto, Là non mi sentivo più giudicato. In Francia e in Europa c’è la cultura del fisco magro, prima della corsa ci sono controlli e si giudica un corridore dal suo peso e dal suo fisico affilato. Se sei magro come richiesto allora vuol dire che sei serio. Negli States invece ci si basa di più duldivertimento, sul piacere. Pur essendo molto rigorosi per quanto riguarda gli allenamenti, l’approccio èmolto diverso. E queto mi ha aiutato a fare un reset».
Una ripresa chE porta Chevrier a vestire le maglie di Trek, IAM e infine AG2R-La Mondiale. Clément Chevrier spiega: «È importante che la gente ei giovani siano consapevoli dei rischi che corrono. Non siamo superuomini, non siamo macchine. E il piacere di fare le cose non lo dobbiamo mai dimenticare».
Accanto a lui, Romain Bardet, amico di lungo corso: «Bisogna trovare il giusto equilibrio tra il peso e la potenza, ogni eccesso sposta l’ago della bilancia. E se vai a letto con la fame significa non hai fatto bene tutto quello che dovevi fare».