Il Tour de France 2019 appena concluso ha ricordato, con varie, molteplici e significative iniziative, in vari modi e circostanze, il suo prestigioso simbolo identificativo, la maglia gialla che è stata istituita giusto cento anni fa. Un agognato oggetto del desiderio di tutti i corridori, campioni o comprimari che siano, di tutte le epoche, che si sono schierati al via del Tour de France.
Domenica 28 luglio, l’ultima giornata della massima gara a tappe 2019, mentre il gruppo pedalava in piena distensione verso il circuito finale dei Campi Elisi, con il prestigioso simbolo indossato con pieno merito dal giovanissimo colombiano Egan Bernal, France 2, l’emittente che produce e diffonde le immagini e i servizi della “grande boucle”, ha proposto una bella e lunga intervista, a Antonin Rolland, buon professionista tra il 1946 e il 1963, vincitore di due tappe al Giro di Francia, una nel 1952 e l’altra nel 1955, oltre al Midi Libre nel 1950 e nel 1956, intervista proposta anche dalla Rai e da Eurosport che ha aperto un “cassetto della memoria” in qualcuno che ha seguito l’intervista.
Nel Tour de France 1955 vestì per dodici giorni la maglia gialla ed è così che il corridore Antonin Rolland, nato a Sainte-Euphémie il 3 settembre 1924, piccolo comune del dipartimento dell’Ain, nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi, nei pressi di Bourg-en-Bresse ed è la maglia gialla più longeva attuale avendola vestita circa sessantacinque anni fa. Era un valido corridore, molto amico del grande Louison Bobet, che soprattutto nelle gare a tappe, pur aiutando il leader della formazione, riusciva a occupare posizioni di buon rilievo nella graduatoria. Il suo soprannome “Tonin le taciturne” è indicativo del suo carattere.
E’ il nonno della sciatrice alpina Marion Rolland, campionessa del mondo di discesa libera nel 2013 ai mondiali di Schladming, davanti alla nostra Nadia Fanchini e più volte campionessa di Francia.
Nel “cassetto della memoria” già citato in precedenza è stata riscontrata la documentata e curiosa particolarità di questo arzillo, in gambissima, molto prossimo novantacinquenne che, in contemporanea, è pure la più longeva maglia rosa vivente. Infatti, dopo la scomparsa del compianto campione faentino Vito Ortelli nel 2017, è Antonin Rolland il detentore del titolo, se così si può definire, della più vecchia maglia rosa vivente. L’ha indossata, seppure per un solo giorno, nel Giro d’Italia 1957, al termine della 14^ tappa, la Genova-Saint-Vincent, “rubandola” al suo capitano e amico Luison Bobet al quale la ricedette subito, il giorno dopo. Nella medesima edizione della corsa rosa aveva già vinto la frazione n. 8, da Terni a Pescara, precedendo il piemontese Tino Coletto allo sprint.
Non sappiamo se, in argomento, ci sia già stato qualche “precedente” simile o similare. Lasciamo il quesito alla soluzione da parte di storici e statistici accreditati nel settore.
Un’ultima osservazione: ad Antonin Rolland è già stata intitolata la scuola elementare del suo luogo di nascita da quasi vent’anni, dal 2001 per la precisione. Cosa neppure immaginabile e possibile in Italia. E non c’entra la “grandeur” transalpina sovente evocata in questa piccola ma bella e indicativa memoria gialla venata pure di rosa.
In conclusione sono un piacevole obbligo i complimenti e gli auguri ad Antonin Rolland per il passato e il futuro.