Rabbia. Frustrazione e rabbia. Thibaut Pinot non fa nulla per nasconderle, le sta elaborando e si prepara a trasformarle in cattiveria agonistica.
«Dire che sono arrabbiato è poco e non ho ancora accettato quel che è successo ieri. Eravamo stati perfetti, sempre nelle prime trenta posizioni del gruppo, poi arriva una rotonda, un minimo errore ed ecco il patatrac. In quel momento non abbiamo lavorato bene come squadra: non sono i nostri avversari che hanno guadagnato 1'40", siamo noi che glieli abbiamo regalati».
Il capitano della Groupama FDJ parla nel suo albergo di Albi e spiega: «Ho capito subito che rientrare sarebbe stato difficile, le cose si sono messe male per noi sin dal primo momento. In più, durante l'inseguimento, abbiamo sbagliato a prendere anche un'altra rotonda e quindi... Ieri sera c'era grandissima delusione, ho visto i miei compagni tristi quanto me, vuol dire che c'è spirito di gruppo ed è questo che mi fa ben sperare».
Quindi lei resta fiducioso?
«Sì, perché sto bene, ho la gamba buona. Devo solo gstire l'impazienza e la sete di riscatto. Fosse per me ripartirei subito... Non vedo l'ora che arrivi la tappa di sabato perché allora cominceremo a fare i conti. L'obiettivo del podio finale è ancora a portata di mano anche se c'è ancora una dozzina di uomini in lizza per raggiungerlo».
Il gruppo dice che quest'anno il Tour è ancora più faticoso ed esigente: lei che ne pensa?
«È vero, è un Tour che stranamente ricorda molto il Giro d'Italia e non capita sovente. C'è molta stanchezza ed è anche per questo che sono convinto di poter recuperare terreno. Ci saranno defaillances, piccole crisi, momenti difficili e noi dovremo essere bravi ad approfittarne. La Ineos? Sul piano è superiore ma in salita finora non sono stati al top, anche se penso che abbiano "programmato" qualche corridore per la terza settimana. In ogni caso anch'io posso contare su una formazione fortissima...».