Julian Alaphilippe si sta ancora asciugando le lacrime di gioia quando arriva Peter Sagan, per l'ennesima volta quarto alla Sanremo, a fargli i complimenti. Dopo l'abbraccio con lo slovacco, il francese racconta: «La squadra ha corso in maniera perfetta, abbiamo lavorato per fare la selezione sul Poggio ma non sono riuscito a fare quello che volevo. Speravo infatti di creare una maggiore selezione, invece si è formato un gruppetto di atleti di grande valore. Sapevo che Trentin era più forte di me in volata, ma quando è partito tutto solo sull’Aurelia mi sono sentito rasserenato, perché era un rivale in meno per lo sprint. In basso alla discesa ho pensato a respirare e a cercare una buona posizione per lo sprint, così quando è partito Mohoric gli ho preso la ruota e sono andato dritto fino al traguardo. Una vittoria fantastica, una grandissima gioia».
E poi, dopo la grande gioia sul podio, il belga si racconta in conferenza stampa.
«Vincere la Sanremo è sempre stato un sogno ma devo ammettere che era anche un obiettivo abbastanza impossibile. Gran parte del merito di questa vittoria è della squadra. Abbiamo la mentalità di vincere e la applichiamo a tutte le gare a cui partecipiamo, sia grandi che piccole: sono onorato di avere compagni di squadra come Stybar e Gilbert, sono due ragazzi di esperienza e grandi campioni, hanno fatto un lavoro incredibile».
Sembra proprio essere legato alla squadra, la belga Deceunick Quick Step, il segreto del successo di Alaphilippe: un’orchestrazione perfetta durata tutta la giornata. Il momento decisivo si è avuto però sul Poggio, il francese si sentiva bene e così ha chiesto a Stybar e Gilbert di mantenersi nelle prime posizioni e di aumentare la velocità. Il ceco e il belga hanno impresso un ritmo incredibile che ha permesso di scremare notevolmente il gruppo, ne è una prova il tempo di percorrenza di 5’48” che è uno dei tempi più bassi della storia. Molti velocisti hanno perso le ruote del plotone e questo è stato certamente un punto a favore anche perché è stato reso impossibile a chiunque il tentativo di evadere.
Quando mancavano 2 chilometri Matteo Trentin ha tentato un’azione solitaria e Alaphilippe non ha avuto dubbi nel seguirlo. «Sapevo che Trentin è un corridore molto veloce, se l’avessi lasciato andare avrebbe creato il buco e così sarebbe stato impossibile riprenderlo. Ho cercato di raccogliere le forze per ricucire, si è formato un piccolo drappello, ma ho visto che tutti erano al limite». Il suo primo obiettivo era controllare Sagan: era lo slovacco, a suo dire, il più pericoloso, ma quando è partito Mohoric ha deciso di muoversi. Ha iniziato lo sprit piuttosto lungo infatti mancavano più di 500m; sentiva gli avversari che lo affiancavano, ma non si è mai voltato a controllare, ha preferito rimanere concentrato, andare dritto per la sua strada, soltanto quando ha passato la linea bianca ha capito di avercela fatta.
È una vera e propria impresa quella compiuta in via Roma da Alaphilippe che era il grande favorito della vigilia. «Sapevo di essere il favorito, ma soprattutto ero ben consapevole che ci si aspettava molto da me. Io però ho cercato in ogni modo di non farmi schiacciare dalla pressione, uscivo da un’ottima Tirreno-Adriatico, l’unica cosa da fare era rimanere concentrato e risparmiare le energie. Avevo una condizione perfetta e non riesco a trovare le parole per descrivere tutta la gioia che provo» ha concluso il francese che quest’anno in Italia ha già vinto due tappe alla Tirreno Adratico e ha trionfato alle strade bianche. Gli obiettivi di Alaphilippe sembrano però non essere ancora finiti e il francese pensa già alla prossima classica da aggiungere alla Milano Sanremo e culla il sogno di vincere il mondiale.