In Argentina stanno correndo due italiani travestiti da portoghesi, a cui il sorriso non manca mai. Stiamo parlando di Riccardo Nocentini e Nicola Toffali, che indossano la maglia della Sporting Clube de Portugal/Tavira.
Il 41enne aretino, che dal 1999 ha conquistato sedici successi e indossato per otto tappe la maglia gialla al Tour de France 2009, inizia la sua 21esima stagione da professionista con l’entusiasmo di un ragazzino. «Gli allenamenti, la dieta, i sacrifici, in generale la “vita” da corridore ancora mi piacciono. L’unica cosa che con gli anni si fa sempre più difficile è stare tanto lontano da casa e da mia moglie Manola. Ripartire inizia a pesare rispetto ai primi anni, ma ormai sono abituato a girare il mondo. Ho corso 9 anni in Francia e questo è il mio quarto anno in Portogallo».
Sul ciclismo lusitano aggiunge: «In Portogallo c’è un ciclismo diverso rispetto a quello di casa nostra, quando corri là sembra di gareggiare tra i nostri dilettanti. In questa squadra comunque ho trovato un clima ideale per questa fase della mia carriera e una buona organizzazione. Sono abituato a rinnovare contratto anno per anno. Questa è già la terza stagione, nella quale dico “questa è l’ultima”, chissà se questa volta lo sarà per davvero. L’entusiasmo non mi manca e i risultati mi spingono a continuare, finché sono competitivo è complicato dire basta dopo una vita in sella, ma ho attaccato il primo numero dell’anno alla schiena pensando che questo sarà il mio ultimo anno da pro’».
Chi non vorrebbe che smettesse mai è il giovane compagno Nicola Toffali, che da due anni a questa parte dal “Noce” sta imparando moltissimo. «Militiamo in una bella squadra, corriamo principalmente in Europa ma qualche trasferta extracontinente come questa riusciamo a farla. Guardandomi indietro, sono contento di quello che ho ottenuto, anche se i grandi campioni alla mia età sono già esplosi, io nel mio piccolo penso a crescere un passo alla volta. Spero in una carriera longeva, anche se quello di ciclista sta diventando un lavoro sempre più precario. In questo senso il Noce è un esempio perfetto. In camera con lui imparo qualcosa ogni giorno, sono fortunato ad averlo al mio fianco. In questa stagione spero di fare un salto di qualità, è arrivato il momento» racconta il 26enne di Verona, professionista dal 2016.