Arriverà Alberto Bettiol, il nostro tricolore, il campione d’Italia in carica, ma è sempre più probabile che a fine stagione non ci sia più Beppe Martinelli, uno dei tecnici più vincenti e apprezzato di tutti i tempi. Non lo diciamo noi, non lo dico io che mi onoro della sua amicizia da oltre trent’anni, ma lo dicono i numeri, che non mentono e a volte sanno anche parlare.
Tantissime vittorie, di ogni genere e tipo, dopo essere stato un buonissimo corridore (può vantare anche un argento olimpico, Montreal 1976, così, tanto per dire…) tanto da vincere anche tre tappe al Giro d’Italia, ma è da tecnico che fa vedere il lato migliore di se.
Nel 1986 alla Ecoflam, poi alla Carrera Jeans e alla Mercatone Uno, Saeco e Lampre, Amica Chips e infine (ma sarà davvero fine?) l’Astana nella quale arriva nella stagione 2010. Vince il Giro d’Italia con Marco Pantani, Gibo Simoni (due) Stefano Garzelli e Damiano Cunego, Vincenzo Nibali (due). Due Tour con Pantani e Nibali, una Vuelta con Fabio Aru. Adesso, alla vigilia dei suoi 70 anni (lì compirà l’11 marzo del prossimo anno), quello stato di quiescenza al quale crediamo poco.
Chiaro che in ammiraglia avrebbe ancora qualcosa da insegnare. Chiaro anche che il ciclismo è cambiato e oggi un tecnico si avvale di strumentazioni e intelligenza artificiale che costituiscono il presente e il futuro della nostra vita, ma la sua esperienza di tattico, sarebbe ancora utile a molti, anche se la strada è tracciata: con Pogacar, Vingegaard o Evenepoel le tattiche le fanno direttamente loro. Ma con un Martinelli in ammiraglia, forse, un aiuto in più per i tanti buonissimi corridori che ci sono farebbe comodo. Già, non sa l’inglese: e ricorrere ad un traduttore? In ogni caso uno così lo vedrei bene nello staff azzurro. Sempre che non si scelgano dei tecnici inglesi.