Bellissima Parigi, ma durante i Giochi non ci vivrei. È quello che hanno pensato tanti parigini che da una città in festa ma blindata hanno preferito levare le tende. Siamo arrivati ieri nella capitale francese in cui oggi con la cerimonia di apertura, probabilmente sotto la pioggia, si aprono ufficialmente i XXXIII Giochi Olimpici. La nostra avventura come quella di tutti gli accreditati è iniziata da tempo, le pratiche per ricevere il pass cominciano anni prima della stagione olimpica e prevedono una rigida selezione ma tuttoBICI l'ha spuntata anche questa volta confermandosi un riferimento per il mondo delle due ruote e da domani vi racconteremo tutte le gare di ciclismo in programma dal vivo dei campi gara.
Atterrata all'areoporto di Orly, dove ho validato il pass e ho ricevuto la carta dei trasporti che mi permetterà di girare gratuitamente in lungo e in largo da una venue e l'altra, con il mio compagno di avventura olimpica Luca Bettini ci siamo recati nell'alloggio che sarà il nostro “villaggio olimpico” per queste settimane. Visto che gli hotel parigini per il grande appuntamento avevano prezzi alle stelle (ora sono calati decisamente perchè hanno ancora tante stanze libere, ndr), con l'iniviato di Sprint Cycling Agency e il suo collega spagnolo Luis Gomez abbiamo cercato una soluzione alternativa trovandola grazie al giornalista francese Benoît Vittek (nella foto in apertura, ndr) che ci ha messo a disposizione la casa che era dei suoi nonni. Dopo aver coperto il Tour de France e prima di partire per la Vuelta a España, Benoît ne ha approfittato per una vacanza in Borgogna con la compagna e abbandonare il caos dei Giochi che sta paralizzando la città. Come lui hanno fatto tanti suoi concittadini, felici ma fino a un certo punto di ospitare il più grande evento sportivo in assoluto. Decisamente più arrabbiati gli esercenti che registrano un calo della clientela per l'inaccessibilità ai turisti di molte aree della città raggiungibili solo da chi ha un pass al collo o con un biglietto in mano e il QR code rilasciato dalla prefettura di Parigi.
Rispetto alla mia precedente esperienza a Tokyo tre anni fa quando le limitazioni e lo stress dovuti al protocollo anticovid rendevano l'esperienza più difficile, questa volta l'impressione è di essere decisamente più liberi (per esempio, in Giappone ci era vietato entrare in contatto con i cittadini comuni e usare i mezzi pubblici, mentre oggi con Luca e Luis abbiamo utilizzato senza alcun problema sia la metro che il treno per raggiungere l'MPC, il Main Press Center da cui sto scrivendo, ndr) anche se i controlli per la sicurezza sono scrupolosi e l'allerta terrorismo è massima. Questa sera alla cerimonia di apertura sono attese 326mila persone, tra cui circa 100 capi di Stato, tra i quali il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, e un dispositivo di sicurezza senza precedenti con 45mila tra gendarmi e poliziotti, 10mila soldati, 2mila poliziotti municipali, 2mila agenti privati e 1800 agenti stranieri da 44 Paesi, spazio aereo chiuso e treni fermi (con l'alta velocità già in tilt da questa mattina per atti dolosi che hanno colpito 3 linee su 4 del Tgv Atlantico, Nord ed Est, ndr).
Per assistere alla prima cerimonia d'apertura all'aperto della storia a noi servirebbe un biglietto extra, per il quale siamo in lista d'attesa. La precedenza per gli ambiti posti lungo la Senna viene data ad autorità, VIPs e per quanto riguarda i media ai colleghi che raccontano più discipline, ma in Giappone eravamo riusciti ad ottenerlo quindi tenete incrociate le dita mentre io mi abituo ai ritmi olimpici (si sa a che ora si esce di casa ma non si sa quando si rientra...). Se non ci verrà concesso ci godremo lo show in tv dal divano di Benoît per poi addormentarci sognando le imprese a cui assisteremo da domani. Rêvez vos exploits de demain c'è scritto sulla testata dei letti di cartone degli atleti olimpici, non sui nostri ma l'emozione che proviamo è la stessa. Siamo a #Paris2024 ed è già stupendo così!
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