«È stata una crono che ha rispettato il pronostico, senza colpi di scena». Mario Cipollini mette subito le cose in chiaro.
Allora Cipo iniziamo dal vincitore, Remco Evenepoel.
«È il più specialista di tutti e ha vinto senza grandi problemi. Lui e la squadra hanno fatto anche la scelta azzeccata del body, con le maniche corte mentre tutti hanno puntato per quello a maniche lunghe. Sembra un dettaglio, ma è importante».
Conosci questo mondo molto, ma molto meglio di me. Sai che si va avanti per mode, copiando gli altri quando vincono. Tra i “marginal gain” - definizione ormai abusata - è stato individuato che il body a maniche lunghe migliora l’aerodinamica. Quindi a gregge, tutti o quasi in manica lunga.
«Bravo! Trascurando però il caldo. Le alte temperature vanno a discapito della prestazione. Poi pensa a Roglic che ha persino un body nero, il colore peggiore per contrastare le alte temperature».
Ecco, Roglic?
«Mi è parso un po’ spento. La sua posizione non mi piace, sembra aggrappato alle protesi del manubrio. Gli altri si nascondono dietro le braccia, le usano come spoiler per fendere l’aria. Lui si aggrappa e nella pedalata sembra cercare una spinta all’indietro come fanno i triatleti. Gli altri big sono molto più aerodinamici di lui».
Pogacar ha guadagnato un altro piccolo gruzzoletto di secondi nei confronti di Vingegaard.
«Ma il Tour non è finito, non è chiuso. Ci aspettano ancora tante giornate complicate. Poi c’è il grande caldo che potrebbe risultare un fattore decisivo».
Ma come potrebbe il campione uscente ribaltare questa situazione?
«Come ti dicevo, il caldo lo aiuta e invece in passato ha limitato l’attuale maglia gialla. Poi lui può sperare che la Bora, che oltre a Roglic ha Vlasov e Hindley, s’inventi qualcosa in montagna. Loro possono essere i migliori alleati del danese. Di certo la sua Visma non è in grado di fare la corsa, di aiutarlo. Non c’è Kuus e Van Aert non è quello degli anni scorsi. Bene che vada gli possono stare vicini fino a un certo punto, poi si deve arrangiare da solo mentre la Uae ha una squadra fortissima. Poi ovviamente Vingegaard deve sperare di raggiungere la migliore condizione. Il fatto che oggi abbia pagato soprattutto nella seconda parte è la dimostrazione che non è ancora al top».
Volevo tornare un attimo Evenepoel. Alla vigilia noi lo abbiamo dato un gradino sotto Pogacar e Vingegaard, ma dove può arrivare il belga alle luce di queste prime sette tappe?
«Dove può arrivare non lo sa nemmeno lui credo. Però non bisogna farsi ingannare da questo successo. Remco deve ancora migliorare tanto nella guida, soprattutto in curva. Ti ricordi il Galibier? E quanto ha lasciato per strada oggi? Secondo me una quindicina di secondi. Tanta roba, eh. Lui approccia sempre le curve con i piedi pari, poi distende l’esterno. Ma lo deve schiacciare giù quel pedale, altrimenti non imposta bene il bacino e perde di trazione. Perde di sicurezza. È su questo che si gioca la sua corsa».
Intanto ha mandato un altro segnale importante in vista dei Giochi dove, per fortuna di Ganna, non ci saranno né Pogacar né Roglic con la Slovenia che schiererà Tratnik.
«Remco a Parigi non lo batti mica. C’è da mettersi il cuore in pace. Non c’è storia».
Intanto oggi ci sono state le convocazioni olimpiche. A Parigi su strada ci saranno solo tre azzurri (Bettiol, Mozzato e Viviani) perché nel ranking per nazioni l’Italia, a fine 2023, è scivolata all’8a posizione.
«Questo è quello che ci meritiamo. Ci diciamo sempre che siamo bravi. Come quando un ragazzo torna da scuola con un brutto voto ed è colpa dell’insegnante. Lo giustifichiamo. Invece questo è il livello del nostro ciclismo».