Per lui niente bicicletta assistita, solo qualche ammiraglia per l’assistenza. Beppe Saronni si è rimesso in bicicletta per una pedalata con 200 amici, che hanno accompagnato e celebrato come si conviene uno dei corridori più prolifici e amati del ciclismo italiano e non solo. Una pedalata “regolata”, disciplinata e controllata, anche se qualche sagoma uno o due accelerazioni ha provate ad accennarle, anche se prontamente richiamati all’ordine e subissati da sfottò di ogni genere e tipo.
L’occasione di questa festa tra buoni amici è stata una ricorrenza che fa seguito a quella più sontuosa del mondiale di Goodwood celebrata un anno fa esatto alle Terme di Boario, ma i quarant’anni della Sanremo ha il suo bel significato, soprattutto per Beppe Saronni, che ha penato non poco a vincere quella che sulla carta sembrava essere la corsa ideale. «Invece ho raccolto la bellezza di tre secondi posti consecutivi, due alle spalle di Roger De Vlaeminck e l’altro dietro a Pierino Gavazzi – racconta lui oggi disteso e ironico come sempre -. Diciamo che questi anniversari sono in ogni caso il giusto pretesto per stare un po’ assieme, per ritrovarsi e ricreare ad anni di distanza quello spirito cameratesco di quegli anni che sono stati indubbiamente bellissimi solo per il fatto che eravamo tutti degli incoscienti ed entusiasti ragazzi. Oggi, con qualche capello bianco in più sulla testa o nessuno come Silvano Contini (ride), diamo spazio a quel fanciullo che non ci ha mai abbandonato, soprattutto quando si sale in bicicletta o si parla di ciclismo».
E ieri di ciclismo si è parlato tanto, tra un brindisi e un hurrà. Prima però una pedalata, da Cittiglio a Cittiglio paese natale di un altro asso del pedale come Alfredo Binda. La seconda edizione di “Pedala con Giuseppe Saronni” è stato un successo. In verità c’è stato anche un prologo, ieri, il tutto curato e gestito da Sergio Gianoli di Ciclovarese e organizzato dalla Società Ciclistica Orinese, con l’egida della Federazione Ciclistica Italiana e il patrocinio del Comune di Cittiglio.
Sabato, dicevamo, al FeStiAmo Park, una serata ad ingresso libero dal titolo “A tu per tu con i campioni”, è stato un ben più che apprezzatissimo antipasto. Oltre a Giuseppe Saronni (con la signora Laura e Gloria e Carlo, i suoi figli) c’erano Silvano Contini, Roberto Visentini ed altri ex del pedale, in una chiacchierata con i giornalisti Beppe Conti e Paolo Costa. Poi, come detto, la pedalata della domenica. Il via questa mattina alle 9.30 da Cittiglio, con tanti altri ex professionisti. Da Ezio Moroni a Luigi Botteon, da Alessandro Pozzi a Ennio Vanotti, per arrivare a Luciano Loro, Roberto Ceruti e Renzo Bellaria, Renato Laghi e Giovanni Mantovani. Con loro i giornalisti Beppe Conti e Andrea De Luca. «L’idea – ha ricordato Saronni – è nata qualche anno fa quando un gruppo di amici mi ha chiesto di organizzare un ritrovo, così, quasi per scherzo, abbiamo dato vita a questa manifestazione molto semplice e spontanea tra amici e appassionati. Niente competizione, le forze le dobbiamo risparmiare per dopo, per il pranzo».
Un percorso ad andatura controllata, dicevamo, adatto a tutti e aperto ad ogni soluzione, come quello dell’ormai più che sdoganata anche tra i campioni e-bike. Gli amici di Saronni hanno percorso placidamente tre laghi: Maggiore, Comabbio e Varese, passando anche da Cadrezzate, dove Saronni mise a segno due dei suoi quattro trionfi alla Tre Valli Varesine. L’arrivo era previsto per mezzogiorno e a mezzogiorno si sono stranamente presentati tutti puntualissimi al traguardo, che poi era il ristorante “La Bussola” di Cittiglio «Il pranzo è stato il nostro vero premio, la nostra giusta e più che meritata ricompensa, il vero scopo di tutto – ha detto Saronni tra il serio e il faceto –. L’obiettivo era arrivare alla “Bussola” in condizioni accettabili per dare il meglio di noi stessi, che poi il vero fine era quello di tirare fuori qualche bella storia, un po’ romanzate e infiocchettate, come è giusto fare tra buoni amici».
Storie come il suo “O la va o la spacca”: per la serie “oggi o mai più”, che lo portò a vincere finalmente la tanto agognata Sanremo. «Quell’anno era stata inserita una salita in più, quella della Cipressa, che ha reso la corsa più selettiva per i velocisti e più adatta al sottoscritto». Questa una delle poche riflessioni riferibili, il resto è meglio soprassedere: troppi i brindisi che si sono succeduti, troppe le storie che necessiterebbero di verifiche approfondite, ma come accade in queste circostanze, basta mettere qualche campione attorno ad una tavola imbandita e poi i fatti e le cronache si trasformano come d’incanto in fiabe.